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Spread rosa e crisi nera: strano caso. Piovono yen, Tokyo stampa 1000 miliardi

di Antonio Sansonetti |10 Gennaio 2023 10:11

ROMA – Mille e poi trecento. Sono i due numeri che decidono il meteo dei mercati finanziari in questi giorni. Partiamo dal secondo, 300: è la quota sotto la quale è sceso lo spread fra i Btp italiani e i Bund tedeschi, un numero che negli ultimi tre anni è diventato il termometro della fiducia degli investitori internazionali nel sistema Italia. Si è detto che si tratta di un’apertura di credito concessa a un Paese in una difficile fase politica. Ma in realtà quello che decidono Napolitano, Bersani, Berlusconi e Grillo non conta così tanto sull’andamento dei listini.

Almeno non quanto il primo numero: 1000. Come i miliardi di dollari di liquidità che dal Giappone dovrebbero “dilagare” nelle piazze finanziarie mondiali: una pioggia di Yen. Già, perché la Banca centrale di Tokyo si è decisa a stampare moneta, quel che da tempo fa e continua a fare la Fed americana. Risultato: ci sono in giro sul pianeta centinaia, migliaia di miliardi che per ora pochi utilizzano per investire in impresa e produzione. Centinaia e migliaia di miliardi in cerca di un impiego che dia anche una qualche redditività. Anche i titoli di Stato italiani? Anche. Anzi, nessuno paga oggi come i Btp calcolando anche il rischio di non esser pagati. Dunque lo spread cala e tutti comprano, anche in Borsa. Durerà? Un po’ durerà, il tempo di salire in alto e poi, come sempre accade, farsi male cadendo appunto dall’alto.

E i mercati, euforici, ballano la “danza della pioggia“. Wall Street ai massimi storici, i rendimenti dei bond francesi ai minimi degli ultimi 260 anni. Anche i Paesi emergenti, secondo i dati di Dealogic citati da Morya Longo del Sole 24 Ore, hanno raccolto finanziamenti record: 15,9 miliardi di dollari di obbligazioni di quei Paesi sono state acquistate in una settimana. Sono stati piazzati, è quasi un record, 34 miliardi di dollari di bond aziendali. Ce n’è per tutti, anche per gli italiani. L’asta dei Btp è andata bene e i rendimenti sono calati dal 4,60% al 4,33%. In un circolo virtuoso, questo ha prodotto un rialzo dei titoli delle banche italiane che a loro volta hanno trainato la Borsa di Milano: +5,40% in sette giorni. Se isoliamo il segmento degli investimenti in Yen a Piazza Affari, il rialzo è del +15,23%.

I giapponesi, in verità, finora non hanno comprato: anzi, hanno venduto bond internazionali per 1.140 miliardi di yen. Ma solo l’annuncio che la “pioggia” arriverà ha messo “allegria” agli investitori di tutto il mondo. E anche i più prudenti sanno che il “sentiment” è fondamentale, in posti dove si decide in fretta.

Arriveranno, gli yen, perché il Giappone del primo ministro Shinzo Abe ha scelto una politica di “deficit spending“, nonostante un rapporto debito pubblico/Pil del 212%, e allo stesso tempo ha deciso di svalutare lo yen. Questo rende meno conveniente investire in patria per colossi come il Fondo Pensione del governo di Tokyo (1.130 miliardi di dollari in cassaforte). Il suo presidente, Tahakiro Mitani, ha promesso a Shinzo Abe di fare “shopping” all’estero per rendere quel capitale più redditizio. Così si comporteranno anche gli altri “big spender” pubblici e privati. Tradotto, secondo il centro studi di Hsbc: mille miliardi che andranno ad innaffiare i mercati di tutto il mondo, che fino a un qualche tempo fa temevano un lungo periodo di siccità.

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