Spread snobba la politica: i Btp si avvicinano a quota 4 per cento

Spread snobba la politica: i Btp si avvicinano a quota 4 per cento
Spread snobba la politica: i Btp si avvicinano a quota 4 per cento

MILANO  – ”Spero che la politica italiana non si dimentichi l’importanza dei tassi di interesse e dello spread’‘, ha detto il presidente del Consiglio, Enrico Letta. Il punto è che lo spread e in generale il mercato dei titoli di Stato sembra non guardare più alla politica: nelle ore della sentenza della Cassazione su Berlusconi e nei giorni gli ultimi giorni della scorsa settimana, quando le tensioni nella maggioranza di Governo sono aumentate, i Btp sono andati sempre meglio con gli analisti che, per la settimana che si sta aprendo, azzardano per i decennali la possibilità di scendere sotto la quota psicologica del 4% di interesse.

”Ci aspettiamo che nel corso delle prossime settimane – afferma Vincenzo Longo, market strategist di Ig – lo spread Btp-Bund possa continuare a ridursi in concomitanza con un ritorno del decennale italiano verso i minimi dell’anno e, a fronte di un Bund tedesco che potrebbe far fatica a scendere sotto quota 1,60%, lo spread potrebbe pertanto tornare al ridosso di 225-220 punti base, aggiornando i minimi da inizio luglio 2011”.

Cioè quei giorni della torrida estate di 2 anni fa quando iniziò il rally dello spread (con gli interessi sui Btp che arrivarono a superare il 7%, livello da default) che diede una spinta decisiva alla caduta del governo Berlusconi. Il rendimento sul decennale italiano ora è sotto il 4,20% (esattamente al 4,182%), quello dei Btp quinquennali sta chiaramente attaccando quota 3% (si trova al 3,046%), livelli ancora leggermente più elevati rispetto ai minimi annuali toccati nel maggio scorso ”ma a causa della speculazione degli operatori sul possibile ‘tapering’ (cioè la riduzione graduale del piano di iniezione monetaria, termine che potrebbe diventare il prossimo tormentone del mondo finanziario, N.d.r.) da parte della Federal reserve”, spiegano gli analisti.

Se la politica sembra non interessare, e forse non interessava nemmeno due anni fa, a cosa guardano i mercati dei titoli di Stato, in scia ai quali da tempo si muovono anche quelli azionari? ”Si punta sulle aspettative di crescita dell’eurozona dopo i recenti dati macroeconomici – risponde Longo – con uno scenario rafforzato dall’attesa di ulteriori manovre di stimolo alla crescita che dovrebbero arrivare dall’Unione europea e dalla Bce nel corso dell’autunno e che potrebbero riportare maggiore spinta ai consumi 2014”.

In attesa delle elezioni in Germania che potrebbero cambiare molte cose, ma che non sembrano poter condizionare la settimana di Ferragosto dei mercati, una settimana che si attende tranquilla a differenza del recente passato. Anche grazie a un dato: le Borse non sono andate in vacanza e in Piazza Affari finora si sono sempre raggiunti controvalori prossimi ai due miliardi di euro di scambi: 1,7 miliardi mercoledì, 1,9 miliardi sia giovedì sia venerdì. Sono livelli non certo da pieno agosto, che hanno messo al riparo i listini dall’alta volatilità e da possibili blitz sui titoli chiave, come quelli bancari.

 

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