ROMA – Il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi non si è mai caratterizzato come uno troppo diplomatico. Ciò nonostante suonano dure le parole che rivolge al governo rappresentato da Enrico Letta, che aveva appena finito di parlare prima di Squinzi all’assemblea annuale degli industriali all’Auditorium di Roma.
Secondo il numero 1 di Confindustria “Ciò che manca è il tempo, bruciato nelle parole spese vanamente, perchè il Nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il nostro Paese indietro di mezzo secolo, escludendolo dal contesto europeo che conta. È questo quello che vogliamo?”.
Squinzi poi ha avuto toni più concilianti quando ha detto che “azione di governo, che confidiamo abbia davanti a sé il tempo di attuare le politiche necessarie, deve avere come pilastro portante delle proprie scelte la politica industriale”. Servono riforme, a partire da una legge elettorale che assicuri “legislature piene e stabilità governativa”.
Sul fronte della politica, nota il leader degli industriali “sembra siglata una tregua“. Ma “non quella solida di cui l’Italia ha estremo bisogno e della quale confermiamo la necessità assoluta per affrontare i processi di modernizzazione che porterebbero il Paese fuori della Crisi”. Comunque, “considerato l’esito elettorale e la stagione di conflitti che abbiamo alle spalle, il governo in carica è un buon risultato“. Lo ha detto rivolgendosi direttamente al premier Enrico Letta: “Di cuore, auguri di buon lavoro”.
Ma bisogna affrontare i problemi finora irrisolti. A partire, secondo Squinzi, da un fisco troppo “punitivo”, che inoltre è “opaco, complicato, e incerto nella norma. Quanto di peggio si possa immaginare: scoraggia gli investimenti e la crescita”.
Altra emergenza è il “credit crunch”: negli ultimi 18 mesi lo stock di prestiti erogati alle imprese “è calato di 50 miliardi: un taglio senza precedenti nel dopoguerra. Quasi un terzo delle imprese ha liquidità insufficiente rispetto alle esigenze operative. Dobbiamo contrastare la terza ondata di credit crunch”
Un altro ostacolo è il costo del lavoro, secondo Squinzi, che invita ad agire sul cuneo fiscale: “Ridurre il cuneo fiscale, al 53% nel 2012, eliminando il costo del lavoro dalla base imponibile Irap e tagliando di almeno 11 punti gli oneri sociali che gravano sulle imprese manifatturiere. Più della metà di quello che le imprese pagano ai lavoratori va nelle casse dello Stato”
Il presidente di Confindustria ha invitato il governo a intervenire sulla crisi dell’edilizia. Il settore dell’edilizia è uno “specchio del dramma che sta attraversando la società italiana” e sta vivendo “una crisi tanto profonda da sottoporre al governo, ed a lei signor presidente, la richiesta di un intervento speciale di filiera per salvare un volano fondamentale nell’economia del Paese”.
Questioni aperte secondo Squinzi, che rimprovera il governo per come “ha trovato la copertura per rifinanziare gli ammortizzatori sociali”. Si riferisce alla scelta di sottrarre una parte di risorse del fondo per lo sviluppo, l’ex Fas, per destinarle alla Cassa integrazione guadagni in deroga.
“La tenuta del tessuto sociale è messa a dura prova”, ha detto Squinzi sottolineando che ‘‘le unità di lavoro sono calate di 1,4 milioni. L’occupazione è diminuita pericolosamente, crollata tra i più giovani. I disoccupati sfiorano i tre milioni”. Ma, prosegue, ”a onor del vero non è tutta colpa della crisi. Dal 1997 al 2007 il tasso di crescita dell’economia italiana è stato mediamente inferiore di circa un punto percentuale l’anno a quello dei paesi dell’area euro”.
Invece “L’obiettivo deve ora essere uno solo: tornare a crescere. Per tornare a produrre più benessere l’Italia deve fare leva sulla sua risorsa più importante: la vocazione industriale in tutte le sue declinazioni. manifatturiero è il motore del nostro sistema”.
Per ripartire è importante lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione alle imprese creditrici: “sul piatto abbiamo 40 miliardi da recuperare al più presto e siamo al lavoro sull’intero debito della Pubblica amministrazione. Una vera e propria manovra finanziaria per le imprese, inattesa e che molti davano per persa”. Invece “siamo impegnati per migliorarla”. Ma, c’è “un’avvertenza. Se per qualche ragione il nostro credito venisse usato per altri fini, chi ci governa sappia che il rapporto con imprenditori sarà compromesso irreparabilmente”.
Un altro passo fondamentale secondo Squinzi è un nuovo accordo con i sindacati: “Siamo a un passo, dopo sessant’anni, dal definire regole sulla rappresentanza”.