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Stabilità, tra gli emendamenti spunta sgravio agli eletti che versano al partito

di Daniela Lauria |10 Novembre 2014 19:50

Stabilità, tra gli emendamenti spunta sgravio agli eletti che versano al partito

ROMA – Sgravi fiscali per gli eletti che effettuano versamenti al proprio partito. E’ quanto prevede uno dei 3700 emendamenti presentati alla Legge di Stabilità. Tra le richieste di modifica più quotate ci sono anche una eventuale tassazione separata per il Tfr in busta paga, un allargamento della platea degli 80 euro e revisioni riguardo a quella del bonus bebè.

A chiedere la modifica del trattamento fiscale dei versamenti ai partiti è stato Giovanni Sanga, deputato del Pd. Il quotidiano la Repubblica riporta quanto scritto nella prima proposta di legge:

“Il versamento dai candidati e dagli eletti alle cariche pubbliche verso i partiti politici è da considerarsi, in ogni caso, erogazione liberale, indipendentemente dalle previsioni regolamentari e statutarie decise dai partiti stessi.

I versamenti effettuati dai candidati e dagli eletti alle cariche pubbliche in favore dei partiti e dei movimenti politici si considerano, in ogni caso, erogazione liberale anche ai fini della detraibilità delle imposte sui redditi indipendentemente dalle previsioni regolamentari e statutarie decise dai partiti stessi.

A partire dall’anno di imposta 2017 le erogazioni in denaro effettuate a favore di partiti politici dai rispettivi candidati alle elezioni, esclusivamente tramite bonifico bancario o postale e tracciabili secondo la vigente normativa antiriciclaggio, devono comunque considerarsi detraibili entro i limiti di importo previsti dal medesimo articolo alla data dell’erogazione”.

Altro tema caldo è quello del Tfr in busta paga. Maino Marchi e Marco Causi (Pd) hanno chieto di assoggettare l’anticipo a tassazione “separata”, che non si cumuli cioè con il resto del reddito. In uno degli emendamenti presentati Marchi chiede anche la revocabilità della decisione ad un anno dalla comunicazione al datore di lavoro. Mentre da M5S, Fi e Fdi arrivano proposte di soppressione integrale della norma. Ncd e Sc, chiedono inoltre di sopprimere il rialzo dall’11 al 20% dell’aliquota sul rendimento dei fondi pensione e dall’11 al 17% della tassazione sulla rivalutazione del Tfr.

Molte richieste dei deputati si concentrano quindi sugli 80 euro, puntando a legare la platea dei beneficiari all’Isee oppure inserendo il quoziente familiare. Un emendamento della minoranza Pd, a prima firma Stefano Fassina e sottoscritto da Francesco Boccia, Gianni Cuperlo, Beppe Civati, Miotto, D’Attorre, Pollastrini, Bindi, Damiano, La Forgia, prevede un

“credito che non concorre alla formazione del reddito di importo pari a 960 euro per i percettori di reddito appartenenti a nuclei familiari il cui Isee non superi i 15mila euro e pari a 480 euro per quelli fra i 15 e i 16 mila euro”

Mentre il Movimento 5 Stelle punta al reddito di cittadinanza “per contrastare la povertà, la disuguaglianza e l’esclusione sociale con un emendamento di venti pagine.

“Il reddito di cittadinanza – si legge nel testo – garantisce al beneficiario, qualora sia unico componente del nucleo familiare, il raggiungimento anche tramite integrazione, di un reddito annuo netto pari a 7.200 euro, stabilito con riferimento alla soglia di povertà relativa definita dall’Istat per il 2013”.

Tantissimi poi chiedono di rivedere il tetto dei 90mila euro per il bonus bebè per dare più risorse a chi ne ha più bisogno. Un emendamento Pd abbassa a 70 mila euro la soglia per ottenere il bonus. In particolare una proposta di modifica siglata da 12 parlamentari (di cui molti appartenenti o ex appartenenti alla Commissione per l’infanzia e l’adolescenza) chiede di ampliare a 1.920 euro mensili il bonus per i figli adottati tramite adozione internazionale.

Tanti chiedono poi di ampliare il campo dell‘intervento sull’Irap, che adesso non dà benefici a chi ha poca (o nessuna) manodopera, visto che il taglio si basa sull’eliminazione della componente lavoro dall’imposta.

Trasversali gli emendamenti che puntano ad abbassare al 4% l’Iva sugli ebook, oggi al 22% (misura però, osservano fonti parlamentari, che potrebbe non trovare il favore del Mef, anche perché l’Iva resta questione da gestire d’accordo con la Ue).

Numerosi emendamenti si concentrano poi su scuola e università, che non possono reclutare ricercatori e professori vincitori di concorso per ragioni di budget.

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