La manovra incatena gli stage. Durata massima: 6 mesi. E solo per neo-laureati…

Pubblicato il 22 Agosto 2011 - 20:18 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Qualcuno l’avrà già sperimentato in questi primissimi giorni in cui la manovra è entrata in vigore: parliamo di giovani per lo più, che si affacciano ora sul mercato del lavoro tramite lo strumento finora privilegiato, lo stage. Ebbene dal 13 agosto, giorno in cui la manovra è entrata in vigore, molti di loro si saranno sentiti rispondere che non hanno i requisiti per fare uno stage.

Qual è il problema? Un semplice comma della manovra finanziaria che regola stage e tirocini. Leggiamo: “I tirocini formativi e di orientamento non curriculari non possono avere una durata superiore a sei mesi, proroghe comprese(…)Possono essere promossi unicamente a favore di neo-diplomati o neo-laureati entro e non oltre dodici mesi dal conseguimento dei relativo titolo di studio”. Tradotto vuol dire che gli stage da adesso possono durare complessivamente 6 mesi comprese le eventuali proroghe. Ma soprattutto, che lo stage è riservato solo a chi si è diplomato o laureato da al massimo 12 mesi.

I trentenni di oggi lo sanno bene: nel percorso (lunghissimo, spesso) che va dal titolo di studio a un contratto di lavoro (di vario genere) passano alcuni anni costellati proprio dagli stage. Due, tre, quattro, c’è chi ne fa cinque. Per questa generazione, l’unica opportunità per entrare in contatto con grandi realtà lavorative. Per molti si tratta di un periodo lavorativo del tutto gratuito, per questo era fino a ieri uno strumento molto usato dalle aziende. Degli stage, a dire il vero, si è anche molto abusato. Ma mettere paletti più rigidi non significherà automaticamente che le aziende assumeranno comportamenti più “virtuosi”.

Il punto della manovra è stato giudicato positivamente dai giovani della Cgil: “Nel disastro della manovra questo è un punto positivo” spiega Ilaria Lani, responsabile per le politiche giovanili della Cgil: “Dobbiamo mettere alcuni limiti forti all’uso e spesso all’abuso dello stage, con l’obiettivo di favorire l’apprendistato. Mi pare che dodici mesi e sei mesi siano limiti ragionevoli, funzionali a far fare una esperienza che poi deve trasformarsi in lavoro con tutte le tutele contrattuali”.

I ventenni di oggi, se la manovra non verrà ritoccata entro 60 giorni, avranno vita più dura: se le aziende non potranno rinnovare lo stage a un giovane neodiplomato o neolaureato che è disposto a lavorare gratis o poco più, siamo sicuri che lo assumeranno? O piuttosto, semplicemente, cercheranno altri ventenni neodiplomati o neolaureati? E soprattutto, chi oggi ha 25 o più anni e il titolo di studio lo ha in tasca da più di un anno, che speranze ha di entrare in contatto con un’azienda senza questo strumento?

In tempo di crisi, e gli ultimi segnali dell’economia non fanno certo sperare in una ripresa, le aziende sfruttano ancora di più la forza lavoro conveniente degli stagisti, basta vedere alcuni numeri diffusi qualche giorno fa da Unioncamere: nel 2010 il 73,9% delle aziende con oltre 500 dipendenti ha ospitato stagisti o tirocinanti, dato in sensibile aumento rispetto al 65,8% del 2009.