Dubai, Atene, Madrid: tre “indizi” di un’altra grande crisi

Visto e vissuta dall’Europa, Dubai sembrava relativamente lontana: un crack finanziario doloroso ma riassorbibile, anche se molte banche britanniche pagavano dazio. Insomma, più o meno, ci avrebbero pensato gli emiri, era un episodio. Faceva danno ma non male profondo. Poi è arrivata la Grecia, o meglio i conti veri sulla Grecia. Veri perchè quelli offerti all’Europa dal precedente governo di destra, il governo che aveva perso le recenti elezioni, erano falsi. Forse addirittura truccati, di certo falsi. I conti veri dicevano che la Grecia ha un debito pubblico superiore alle sue sole forze. Un debito che si allarga quasi per forza autonoma. La Grecia, periferia d’Europa, ma Europa a tutto titolo. Il suo rischio bancarotta riguarda, tocca la stabilità finanziaria del continente che deve decidere se farsene carico, imponendo ad Atene un doloroso rientro nei parametri, se non di stabilità, almeno di solvibilità.

«La reazione dei mercati ai recenti problemi finanziari di Dubai ci rammenta che essi restano insolitamente vulnerabili alle turbolenze anche dopo aver affrontato la peggiore crisi finanziaria del secolo» ha spiegato il governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, intervenendo al congresso del Partito popolare europeo.

La Grecia comunque era la seconda “coincidenza”, il secondo indizio. Poi sono arrivati il terzo indizio e prova: l’agenzia Standard & Poor’s conferma il rating sovrano di AA+ della Spagna. Ma rivede l’outlook (la prospettiva) da stabile a negativo alla luce del “pronunciato deterioramento” delle finanze pubbliche di Madrid.

Lo comunica l’agenzia di rating in una nota – citata dall’agenzia Bloomberg – in cui si prevede un eventuale rischio di abbassamento del rating nei prossimi due anni. E la chiusura delle contrattazioni sanciscono un nuovo calo delle Borse in Europa, con Atene e Madrid che affondano, rispettivamente -3.36 e -2.35. Dubai, Atene, Madrid: tre anelli di una catena che si sta tendendo, tre “indizi” di una crisi finanziaria che somma e cumula debito privato e pubblico. Ancora una volta uno “spettro” aleggia sull’Europa: quello di dover, Banche centrali e governi, “asciugare” in fretta il debito pubblico, più in fretta di quanto non consigli la ripresa economica ai primi vagiti e la disoccupazione ancora in crescita.

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