Statali, blocco stipendi: bonus 80 euro compensa a metà (meno 4,1% invece del 9)

Statali, blocco stipendi: bonus 80 euro compensa a metà (meno 4,1% invece del 9)
Statali, blocco stipendi: bonus 80 euro compensa a metà (meno 4,1% invece del 9)

ROMA – Statali, blocco stipendi: bonus 80 euro compensa a metà (meno 4,1% invece del 9). Con la sua estensione al 2015 annunciata mercoledì dal governo, il lungo blocco dei contratti pubblici arriverà a costare in media l’anno prossimo il 9% dello stipendio netto; per le fasce di reddito più basse, interessate quindi dal bonus di 80 euro introdotto a maggio dal decreto Irpef, il costo cumulato delle manovre non si azzera, ma scende sensibilmente fino ad attestarsi al 4,1 per cento. Un segno meno virtuale perché contabilmente va riferito ai mancati aumenti nell’ipotesi che il blocco contrattuale non ci fosse stato.

Lo stop ai rinnovi imposto dal governo Berlusconi nel 2010 e poi, via via, confermato prima da Monti e Letta, quindi dal Governo Renzi, ha convinto sindacati a scegliere la linea dura, al punto che è annunciato il primo sciopero da parte delle forze dell’ordine. Ieri il ministro Marianna Madia, seguito dal vice alla Pubblica Amministrazione Angelo Rughetti, hanno difeso la misura, una precisa scelta politica, ricordando come per i redditi medio bassi  il mancato adeguamento salariale sia in realtà compensato dal bonus da 80 euro.

“#bloccocontratti 80 euro (960 in 2015) a 1 lavoratore pubblico su 4. Prima chi guadagna meno. Usciamo tutti insieme da crisi #passodopopasso”, ha scritto su twitter il ministro. “Bisognava fare una scelta politica. Noi l’abbiamo fatta: la nostra priorità è sostenere i redditi più bassi. E non privilegiare alcuni corpi sociali a discapito di altri”, ha dichiarato in due interviste a Repubblica e la Stampa, Rughetti, “un quarto dei dipendenti pubblici quest’anno sta beneficiando del bonus Irpef: di fatto una tredicesima di 960 euro. Non mi pare poco”.

Calcola Gianni Trovati sul Sole 24 Ore che senza i blocchi contrattuali da Tremonti in poi gli stipendi degli statali sarebbero mediamente più alti del 9% rispetto a quello che trovano in busta paga. Cosa cambia con il bonus?

Nel confronto fra «bonus» e rinnovo contrattuale evocato dal ministro della Pa Marianna Madia, il primo è sicuramente vincente se si guarda solo al 2014-2015: riavviare la macchina contrattuale, senza ovviamente recuperare gli arretrati anche perché questa ipotesi è esclusa espressamente dalle vecchie manovre, porterebbe a uno stipendio netto da 17.100 euro poco più di 200 euro netti all’anno (275 euro lordi), mentre il bonus ne promette per il prossimo anno 960.

Questa spinta, però, non basta a recuperare tutte le risorse lasciate sul campo negli anni passati: dal 2010 a oggi, con la macchina contrattuale a regime, lo stipendio iniziale da 17mila euro netti di un dipendente a inizio carriera sarebbe salito verso quota 18.800 euro, mentre il «bonus-Renzi» non riesce ad alzarlo oltre quota 18.100. L’effetto-congelamento, insomma, riguarda anche le fasce di reddito basse, anche se fermandosi al 4,1% è più che dimezzato rispetto al 9% “pagato” dagli altri. (Gianni Trovati, Sole 24 Ore)

 

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