ROMA – Statali, prepensionamenti no, mobilità sì: rinnovo contratti torna in agenda. In vista dell’appuntamento del 13 giugno, giorno indicato dal Governo Renzi per la presentazione del piano di Riforma della Pubblica Amministrazione, il ministro Marianna Madia ha aggiunto un punto finora escluso dai 44 dell’impianto iniziale: il rinnovo del contratto del pubblico impiego, fermo al 2009 e valido ancora fino a quest’anno. Intanto, rispetto alle bozze e agli annunci sembra fare un passo indietro sui prepensionamenti e sull’utilizzo di meccanismi come l’esonero in servizio (a casa con metà stipendio), mentre restano attuali il potenziamento e la modifica della mobilità volontaria e obbligatoria e l’abrogazione del trattenimento in servizio (oltre l’età pensionabile). Sarà vietato, inoltre, il conferimento di incarichi ai dirigenti in pensione.
Contratti, il ministro incontra i sindacati (“mancato rinnovo danno ingiusto”). Il ministro ha infatti convocato le sigle dei lavoratori per giovedì mattina, il 12, a Palazzo Vidoni, per una riunione in vista degli interventi. E ai 44 punti indicati con il premier Matteo Renzi, a fine aprile, su cui c’è stata la consultazione, ha aggiunto il punto numero 45 sul rinnovo del contratto del pubblico impiego. Fermo al 2009 (fino a fine 2014) e senza che nel Def sia indicata alcuna risorsa per finanziare il rinnovo dal 2015. Punto 45 che, nell’ambito della consultazione del governo, era stato sollecitato dai sindacati di categoria.
Ritenendo che il blocco della contrattazione abbia “prodotto un danno ingiusto” ai lavoratori pubblici e ricordando l’intervento degli 80 euro in più in busta paga, nel documento che il ministero ha inviato alle organizzazioni sindacali in vista della riunione, si afferma che “il tema del rinnovo della parte economica del contratto merita di essere affrontato a partire dal prossimo anno”.
L’incontro con i sindacati, che lo stesso ministro aveva assicurato ci sarebbe stato prima del Cdm, sarà preceduto a sua volta dall’appuntamento messo in calendario dalle sigle del pubblico impiego, Fp-Cgil, Cisl-Fp, Uil-Fpl e Uil-Pa, mercoledì mattina per illustrare le proprie proposte, unitarie, di riforma, che partono dallo riorganizzazione partecipata della Pa allo sblocco del turn-over e della contrattazione, appunto, senza la quale – dicono – non è possibile una riforma “vera”. Durante la consultazione avevano lanciato l’hashtag ‘#Renzi rinnova il mio contratto’.
Mobilità, prepensionamenti, part-time incentivato. Sul tavolo della riforma diversi sono i provvedimenti allo studio: dalla modifica della mobilità volontaria e obbligatoria (anche senza l’assenso del lavoratore, ma con il mantenimento in tale ipotesi dello stesso trattamento economico e precisi limiti geografici); all’abrogazione del trattenimento in servizio (raggiunta l’età di pensione) che libererebbe oltre 10.000 posti per i giovani nella Pa a costo zero ed alla staffetta generazionale.
Dal part-time incentivato, considerato un altro strumento utile a creare spazi per nuove assunzioni e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro (oggi riguarda solo il 5% del totale dei dipendenti); alla cosiddetta opzione donna per le lavoratrici (se scelgono il regime contributivo per andare in pensione con i requisiti pre-Fornero). Per coloro vicini alla pensione era emersa anche l’ipotesi di reintrodurre l’esonero dal servizio (con il 65% dello stipendio), ipotesi che è stata esclusa: nel documento inviato dal ministero ai sindacati, infatti, si ritiene “non opportuno” proporla perché avrebbe un “ritorno marginale oltre che il rischio” di determinare “nuove distorsioni”.
Turn-over. L’obiettivo è quello di una “urgente” semplificazione, per assicurare maggiori ingressi ma anche consentire a ciascuna amministrazione più discrezionalità nella programmazione, fermo restando il rispetto dell’equilibrio finanziario: questo anche “ad esempio eliminando il vincolo del computo delle teste”. In pratica, si potranno fare assunzioni ma a spesa invariata per l’amministrazione. C’è poi la questione precariato, una “patologia” con numeri “vergognosi”, come definita nelle settimane scorse dalla stessa Madia, che va superata. Tema che “chiederemo, nell’incontro di giovedì” che “entri a far parte della riforma”, dice il responsabile dei Settori pubblici della Cgil, Michele Gentile.
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