ROMA – Statali, riforma Pubblica Amministrazione: esuberi in pensione 2 anni prima, altrimenti part-time. Era sugli 85mila esuberi indicati dal commissario alla spending review Carlo Cottarelli che si appuntavano le maggiori preoccupazioni dei dipendenti statali: prima annunciato, poi accantonato, il provvedimento che darà avvio ai prepensionamenti per coloro che sono prossimi alla pensione (2 anni) è resuscitato all’articolo 2 della bozza finale della riforma della Pubblica Amministrazione (domani la presentazione in Consiglio dei Ministri).
O pensione in anticipo o part-time o licenziamento. L’articolo 2 prevede che le amministrazioni procedano alle “rilevazioni delle eccedenze di personale su base territoriale per categoria o area, qualifica e profilo professionale […] Decorsi trenta giorni dall’avvio dell’esame (con i sindacati, ndr), in assenza dell’individuazione di criteri e modalità condivisi”, si legge nel testo, “la pubblica amministrazione procede alla risoluzione unilaterale del rapporto di lavoro di coloro che entro il biennio successivo maturano il diritto all’accesso al trattamento pensionistico con conseguente corresponsione del trattamento”.
Turn-over. In pratica, scatta l’automatismo per cui il dipendente cessa di essere tale. In alternativa, se non accetta, c’è la possibilità per il dipendente di accedere a “forme flessibili di gestione del tempo di lavoro”, cioè il part-time. Se non accetta nemmeno il part-time, sarà licenziato. Con il part-time, l’amministrazione realizza risparmi che le consentiranno assunzioni di giovani (“staffetta generazionale”). Ma è tutta la gestione del turn-over del personale a ispirarsi a criteri di economicità. Le percentuali di limite per le amministrazioni centrali restano al 20% delle uscite per il 2014, 40% per il 2015, 60% per il 2016 e 80% per il 2017, ma il limite si riferisce solo alla spesa complessiva e non alle persone.
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