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Gli statali scappano in pensione: assegni di anzianità +34%

di admin |4 Ottobre 2011 14:47

ROMA –  Quella dei dipendenti statali è “fuga per la pensione”, parafrasando il titolo di un noto film. Guardando i dati Inpdap, nei primi 9 mesi del 2011 le nuove pensioni sono state 75.743 (+5,27%) ma gli assegni di anzianità sono cresciuti del 34,2%. Tanti sono i motivi che spingono i “travet” a uscire dal lavoro: la ”stretta” sul pubblico impiego, le norme sulla uscita forzata dalla pubblica amministrazione con 40 anni di contributi e i timori su nuove riforme. Anche perché già negli altri settori andare in pensione è più difficile e lo certificano anche i numeri Inps.

Nuove riforme di cui si parla tanto e da troppo tempo, col rischio che quando si riuscirà a farle saranno andati in pensione giù tutti quelli a cui si vorrebbe impedirlo con nuove regole. Le pensioni di anzianità sono nel mirino da tempo nei discorsi di politici ed economisti. In una prima bozza dell’ultima manovra del governo si proponeva di bloccarle per 12-18 mesi. Ipotesi poi sparita nel testo definitivo. Per l’opposizione della Lega Nord, secondo i retroscena.

Ma nel Pdl ci sono esponenti come Giuliano Cazzola che hanno detto: “Le pensioni di anzianità rappresentano la stortura del sistema. Bisogna uscirne il prima possibile, cogliere l’occasione di questa crisi per farlo in tempi brevi, tre massimo cinque anni. Bisogna abbandonare il requisito degli anni di versamento e passare al solo requisito anagrafico che, con una gradualità stretta da qui al 2015, può tranquillamente essere fissato a quota 100, ovvero parametrato a 65 anni più 40 di versamenti o in analoghe combinazioni”.

Anche Antonio Mastrapasqua, presidente dell’Inps, la pensa così: ”Le pensioni di anzianità avevano una validità quando non c’era la legge sui lavori usuranti, oggi va fatta una riflessione sulla transizione lenta verso l’abolizione. Il sistema previdenziale non è avulso dal mondo del lavoro e del welfare. Abbiamo fatto le riforme, i conti dell’Inps sono in ordine, ma il sistema non può prescindere dall’andamento del Pil. Noi stiamo traghettando il sistema dal retributivo al contributivo senza informazione, c’è una contrapposizione tra padri col retributivo e figli con contributivo, e non si insegna da nessuna parte, la disinformazione dei giovani creerà dei problemi”.

La paura degli statali viene dalla disinformazione? Forse no. Forse sono informati anche troppo bene. E – finché si parlerà di riforme senza riformare – gli uffici dell’Inps saranno presi d’assalto come un bar la notte prima del proibizionismo.

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