Quanti sono 37.364 euro lordi all’anno? Pochi, tanti, giusti? Sono una media e, come tutte le medie, soffre del dover comprimere in una sola cifra retribuzioni, carriere, mansioni diverse tra loro. Però la media questa è e non altra: nella Pubblica Amministrazione la retribuzione media annua è intorno ai 37 mila euro lordi (a spanne tra i 2.000 e i 2.500 netti al mese). Pochi, tanti, giusti? E chi può dirlo se non la presunzione social? Chi può dare la misura del giusto, del poco, del tanto quando gli strumenti del calcolo sono l’ignoranza, l’invidia, il rancore, il vittimismo? Dare addosso allo statale è non solo sparare sulla Croce Rossa ma anche farla molto, troppo semplice.
L’equazione Pubblica Amministrazione non funziona uguale estatali nullafacenti non funziona alla prova dei fatti. Ma chi li cerca e a chi interessano davvero i fatti? Non alla pubblica opinione e non certo i fatti sono ospiti di prima scelta nei luoghi dove la pubblica opinione si forma, siano essi i vagoni di una metro o gli studi tv di un talk-show. Per cui, inesorabilmente, se lavori nella Pubblica Amministrazione, 37 mila lordi l’anno saranno stipendio appena dignitoso. Se invece sei in fila senza tempo per avere appuntamento per il passaporto o la Carta Identità Elettronica o il cambio di residenza o quel che sia, 37 mila lordi l’anno saranno ottimi e abbondanti perché sostanzialmente garantiti e regalati.
In miliardi le retribuzioni per la Pubblica Amministrazione fanno 172. Ben spesi? Anche qui: dipende. Dipende dal volerle sapere alcune piccole cose. Spesso contrarie e avverse al senso comune. Prima cosa: i dipendenti pubblici italiani non sono troppi in rapporto con la popolazione. Il luogo comune vuole che gli statali siano in numero spropositato rispetto alle esigenze e utilità. E invece no: numeri alla mano l’Italia non ha, rispetto ai numeri dei cittadini, una percentuale di impiegati pubblici superiore a quella di grandi paesi d’Europa.
Peggio ancora per il senso comune: sono in eccedenza numerica là dove quotidianamente se ne reclama incremento per via di nuove assunzioni/stabilizzazioni, esempio primo la scuola. E peggio, stavolta il peggio è per i cittadini: spesso le paghe più basse si riscontrano dove dovrebbero essere più alte, ad esempio la Sanità (qui, non a caso, manca personale di ogni tipo in corsia e, sempre non a caso, non manca in amministrazione e uffici vari). No, non sono troppo gli statali. Non sono però neanche giovani. L’età media è alta e l’aspirazione media di personale ad alta intensità, diciamo così, anagrafica è di andarsene in pensione, di accorciare il più possibile la distanza dalla pensione. Anche qui: non a caso Quota 100 è stata utilizzata soprattutto da dipendenti pubblici con retribuzione medio-alta e quindi assegno pensionistico non certo extra large ma nemmeno iper small. Non sono giovani come età media complessiva ma soprattutto non sono…
Non sono adeguati al Pnrr, anzi si può ormai dire prove fattuali alla mano che al Pnrr i connotati della P.A. sono decisamente inadeguati. Pnrr e che sarà mai? Una fresca metafora: la Ue ha inviato e invia in Italia vagoni ferroviari cariche di soldi. La Pubblica Amministrazione dovrebbe essere i binari su cui viaggiano quei vagoni una volta passato il confine. Possibilmente binari ad alta velocità perché i soldi-vagoni arriveranno fino al 2026 e, se non viaggiano, i soldi-vagoni possono anche tornare indietro. A farla e dirla semplice e franca nella Pubblica Amministrazione, soprattutto in Regioni e Comuni del Sud, mancano i tecnici e le competenze. Per redigere un bando, per elaborare un progetto, per trasformarlo da una “pratica” in un cantiere, per digitalizzare, per, in una parola, imprendere. Mancano tecnici e competenze e, quel che è nuovo e peggio del solito, è che non si riescono ad assumere. Perché i contratti per il Pnrr non garantiscono stipendio oltre il 2026, ad esempio. Ma soprattutto, cosa che nessun dice, perché alte e diffuse competenze professionali in Italia non sono per nulla così diffuse.
Il percorso scuola-università vede fiorire una rarefatta guglia di eccellenze (molta parte poi va all’estero) e sotto un grattacielo fatto ad ogni piano di materiale da…appalto al massimo ribasso. Teoria e prassi del “diritto al successo scolastico”, patto corporativo con le famiglie, ideologia del “realizza i tuoi sogni” senza fatica da anni producono forza lavoro mediamente incompetente. Aggiungere il moltiplicatore di una cultura di governo e di massa per cui l’azione civile e politica si esprime, realizza e conclude nel farsi finanziare. Dallo Stato, dalla Ue…”reperire risorse” è la specializzazione professionale coltivata e raggiunta. Con il non detto, eppur esplicito, che le risorse una volta ottenute siano poi distribuite sul territorio, cioè spartite in maniera più o meno ineguale tra e varie lobby e corporazioni sociali.
E’ questa l’imprenditorialità politica e sociale con cui si sta andando a trattare il Pnrr: farsi dare i soldi e poi si vede. Pnrr: 200 e passa miliardi all’Italia perché l’Italia ci faccia entro il 2026 un sacco di cose che non siano metterseli in tasca in forma di sgravi fiscali, pre pensionamenti, bonus…Un sacco di cose: asili nido, invasi per le acque, linee ferroviarie, digitalizzazione, impianti energetici, cantieri ad alta e nuova professionalità. Ma non siamo in grado (e lo ammettiamo pure chiedendo come sempre proroghe, al 2028, meglio 2030) e non è certo colpa esclusiva della Pubblica Amministrazione. Cui più di un concorso in solido nella nazionale inadeguatezza non si può imputare e constatare. Concorso in solido nel generale “gna famo”, nulla di più, nulla di meno.
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