ROMA – Le cattive notizie per i dipendenti pubblici, in particolare per gli over 60, riguardano numero dei soggetti coinvolti e profondità dei tagli previsti. La platea di interessati, in teoria riguarda il 7% degli impiegati pubblici: 231 mila lavoratori in tutte le articolazioni del pubblico, ma è circoscritta a 25 mila se la forbice colpirà solo le principali Pubbliche Amministrazioni statali. Più preoccupante, secondo lo studio e le ipotesi di lavoro della spending review fornita da Enrico Bondi, il taglio dell’indennità.
L’ammortizzatore di cui si discute, mobilità all’80% dello stipendio per due anni (prima cioè di trovare un’altra collocazione nella P.A.) è calcolato sul salario base e non sulla retribuzione reale. Fuori dal conteggio tutte le voci che rendono più pesante la busta paga, fra indennità fisse, legate per esempio alla responsabilità su posizioni organizzative, indennità variabili, legati ai premi di produzione, ai turni, agli straordinari. Quell’80% dell’entrata lorda così calcolato, diventa allora mediamente il 62% e in molti comparti il taglio effettivo arriverebbe al 50%.
Il dipendente statale italiano guadagna in media 34.562 euro lordi l’anno: su questa cifra lo stipendio concorre per 26.955 euro. L’80% applicato all’ultima cifra fa 21.564 euro, appunto il 62% dei 34 mila e rotti della retribuzione reale. E si arriva al 50% nei settori come la presidenza del Consiglio, per fare un esempio, o negli enti pubblici non economici (Inps, Aci ecc…) dove le parti variabili incidono di più e rendono più pesanti le retribuzioni finali. Per dire, nelle agenzie fiscali la nuova indennità coprirebbe appena il 47% del trattamento economico.
Proprio la grana enorme degli esodati suggerisce allora un intervento intanto sulla platea di 25 mila lavoratori. Il rischio di allargarla fa a pugni con la possibilità di incrementare il numero degli over 60 troppo giovani per andare in pensione e troppo vecchi per sperare in un reinserimento al lavoro. L’indennità prevista, all’80% ma suscettibile di gravare molto di più, vale solo per due anni. Al termine dei quali si riproporrebbe pari pari il tema della salvaguardia per i senza reddito e senza pensione.
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