Stefano Pessina, chi è il miliardario italiano alla guida del colosso di farmacie Wallgreens Stefano Pessina, chi è il miliardario italiano alla guida del colosso di farmacie Wallgreens

Stefano Pessina, chi è il miliardario italiano alla guida del colosso di farmacie Wallgreens

Stefano Pessina, chi è il miliardario italiano alla guida del colosso di farmacie Wallgreens
Stefano Pessina, chi è il miliardario italiano alla guida del colosso di farmacie Wallgreens

Walgreens Boots Alliance è un gigante mondiale della distribuzione farmaceutica che vale 44 miliardi di euro di capitalizzazione, fattura 131 miliardi di dollari, ne fa 5 di utile annuo e dà lavoro a 415 mila persone sui due lati dell’Atlantico.

Alla guida c’è un italiano Stefano Pessina, numero 189 nella classifica dei più ricchi del mondo (Berlusconi è 194), nato a Pescara 77 anni fa e cresciuto fra Milano, Como e Napoli, che, scrive il Daily Mail, “nonostante i 78 anni lavora ancora sodo, più di chiunque altro”. 

L’articolo che il quotidiano londinese dedica alla azienda di Pessina non è solo una pagina di cronaca aziendale, è anche una finestra sulla tempesta evoluzionistica che sconvolge il mondo del commercio causa l’espansione inarrestabile di Amazon.

Pessina, che ha iniziato la sua carriera dopo aver rilevato a Napoli una piccola attività di famiglia di distribuzione di prodotti farmaceutici, nel 2006 ha acquistato Boots Group con il sostegno del private equity KKR e nel 2014 lo ha fuso con Walgreens: un affare da 16 miliardi di sterline.

L’imprenditore, la cui compagna è Ornella Barra, 65enne genovese di Chiavari e co-Chief Operating Officer di Walgreens Boots Alliance, ha uno straordinario curriculum ma non c’è alcun dubbio che, recentemente, i tempi sono stati duri. A causa delle scarse vendite sulle due sponde dell’Atlantico, il mese scorso Pessina ha annunciato che il trimestre appena concluso è stato il più difficile dalla creazione di Walgreens Boots Alliance.

L’azienda ha ridotto le previsioni sugli utili e le azioni quest’anno sono scese del 22%, in un momento in cui l’indice S&P 500 delle principali azioni statunitensi è in forte rialzo. Walgreens Boots Alliance è stata colpita su diversi fronti. Nel Regno Unito soffre di un cocktail di noti problemi: le imposte sui beni aziendali e concorrenza online.

Nell’ultimo trimestre, le vendite di Boots, che conta circa 2.500 negozi, sono calate dell’1,3%. Il risultato operativo è diminuito del 22,6% e l’utile lordo di quasi il 9%. Negli Stati Uniti, i profitti e le vendite sono diminuiti a causa di un calo dei prezzi dei farmaci generici e perché, come i suoi concorrenti, Walgreens è stata colpita dal fatto che le farmacie ricevono meno denaro in rimborsi quando erogano i medicinali delle prescrizioni.

E non aiuta il fatto che la scorsa estate Amazon si sia aggiudicata la farmacia online PillPack, che spedisce farmaci per posta, per 1 miliardo di dollari. La Walgreens Boots Alliance, di conseguenza, prevede di ottimizzare la presenza dei punti vendita e innalzare l’obiettivo di risparmio di costi, 1.2 miliardi all’anno, entro il 2022. 

Attraverso il lancio di flag store on line di Boots su Tmall Global, una piattaforma gestita da Alibaba, gigante dell’e-commerce cinese, la società sta inoltre portando alcuni dei suoi marchi nel vasto mercato cinese. L’idea è che Walgreens Boots Alliance diventi uno “specialista di massa” che fornisce prestazione di servizi sanitari a un vasto numero di persone in tutto il mondo. 

“Ci sono tre piattaforme che sopravviveranno nella maggior parte dei mercati. Sono i dettaglianti della grande distribuzione come Tesco, Walmart o Carrefour, poi ci sono i nuovi rivenditori, come Amazon, e infine gli specialisti di massa, ciò che vogliamo essere noi”, afferma Alex Gourlay, 58 anni, co-chief operating officer.

Si ipotizza che Pessina stia pensando al prossimo grosso affare e che emulerà la concorrente CVS Pharmacy, la seconda più grande catena di farmacie dopo Walgreens Boots Alliance negli Stati Uniti, con più di 9600 negozi, che nel 2017 ha siglato una fusione con Aetna, compagnia assicurativa del settore salute, per 69 miliardi di dollari. 

Senza dubbio Pessina, conclude il Mail, se si presentasse l’opportunità, sarebbe disponibile a fare un’analoga transazione al giusto prezzo.

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