Stesso prezzo, ma ce n’è di meno: il trucco del rincaro nascosto

di Redazione Blitz
Pubblicato il 8 Maggio 2018 - 09:32 OLTRE 6 MESI FA
Stesso prezzo, ma ce n'è di meno: il trucco del rincaro nascosto

Stesso prezzo, ma ce n’è di meno: il trucco del rincaro nascosto

ROMA – Il trucco c’è e, sforzando molto gli occhi, si vede: per nascondere l’aumento dei prezzi, molte aziende stanno introducendo nel mercato al dettaglio prodotti equivalenti con un peso o una capacità leggermente inferiori. Per esempio – lo si può notare negli autogrill – una bottiglietta di bibita gassata da mezzo litro, 50 cl, è sostituita al banco frigo da una bottiglietta da 45 cl.

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Difficile notare la differenza, a meno che le due bottigliette non siano esposte l’una accanto all’altra: in effetti, sempre negli autogrill, c’è esposto sul vetro del frigo bar un foglio un po’ burocratico che annuncia e avverte che una volta esaurite le scorte resterà solo l’ultima versione del prodotto. Quello che costa uguale anche se è un po’ di meno. Succede con i pacchetti di fazzoletti (9 invece che dieci), con i tubetti del dentifricio (75 ml di pasta invece che 100), con le merendine (meno cioccolato più zucchero).

La lingua inglese ha coniato l’immancabile crasi per descrivere il fenomeno merceologico: “shrinkflation”, termine che mescola “contrazione, restringimento”, e “inflazione”. Si dice che, almeno nel Regno Unito, serve a recuperare margini di profitto erosi dalla sterlina uscita indebolita dalla Brexit. Succede però anche in Italia, cosa che non sfugge per esempio agli statistici dell’Istat.

“Il fenomeno – è la spiegazione di Federico Polidoro, responsabile delle statistiche sui prezzi al consumo dell’Istat – sembra poter avere un impatto trascurabile sulla stima dell’inflazione generale ma rilevante per alcune classi di prodotti. E comunque l’Istat lo intercetta ed evita che influenzi la misura dell’inflazione […] La pratica di ridurre il confezionamento dei prodotti venduti al dettaglio senza una proporzionale riduzione del prezzo da parte delle imprese produttrici o distributrici può produrre effetti di sottostima dell’inflazione”. (Marco Menduni, La Stampa)