ROMA – Stipendi e e salari giù del 4,3 per cento in sette anni, gli anni che vanno dal 2010 al 2017. Nel decennio precedente invece stipendi e salari, le retribuzioni reali del lavoro dipendente, erano cresciute del 7,3 per cento. I calcoli si riferiscono a quel che si intende come stipendio reale, cioè la cifra assoluta rapportata all’effettivo costo della vita.
Dunque in Italia sono circa 10 anni che chi lavora viene di fatto pagato di meno a fine mese. Non era stato così nel decennio precedente e così non era stato nei decenni precedenti. Cosa è accaduto allora, i datori di lavoro si sono fatti avari e cattivi? No, è accaduto che il lavoro, la forza lavoro vale di meno.
E non solo in Italia: in tutto l’Occidente, di qua e di là dell’Atlantico, la crisi finanziaria partita nel 2007 dagli Usa ha determinato profonde ristrutturazioni del sistema produttivo, delle imprese, della quantità e qualità del lavoro. I salari e gli stipendi si sono fermati ovunque e spesso hanno fatti passi indietro. Ovunque. In Italia però più che altrove in Europa (l’arretramento italiano è inferiore solo a quello spagnolo, portoghese e croato).
Perché in Italia salari e stipendi reali in arretramento più che altrove. Perché in Italia sono più forti che altrove le due forze appunto che comprimono la retribuzione del lavoro dipendente. Perché i salari crescano occorre che cresca in parallelo la produttività, cioè la qualità e la quantità delle merci prodotte. Quindi nel mondo contemporaneo occorrono dosi massicce di tecnologia, innovazione, competenza. Il nostro sistema industriale e aziendale e il sistema paese nel suo complesso è un quarto di secolo che non curano e sviluppano produttività.
Gli imprenditori investono poco in sviluppo e ricerca, anche a causa del mito piccola azienda è bello. E le piccole aziende non fanno ricerca. Investe poco in ricerca e sviluppo lo Stato. Credono poco nella ricerca e sviluppo nei fatti i sindacati e i lavoratori: una bella pensione anticipata o uno scivolo di anzianità sono universalmente considerati roba che si mangia, al contrario della tecnologia a venire. Crede nulla nell’investimento ricerca e sviluppo la politica: non porta voti subito. Fa poco o nulla in materia la scuola in tutti i suoi gradi. Risultato: la forza lavoro in Italia difetta di competenze e i lavori ad alta competenza le aziende ne creano pochi. Infatti chi ha competenze trova lavori all’estero.
Bassa, stagnante produttività sotto i governi Berlusconi e sotto quelli di centro sinistra e della produttività la manovra economica Leg-M5S ignora anche il significato. L’altra forza che comprime i salari reali è l’altra faccia della bassa produttività: il lavoro di serie B. Il lavoro part-time involontario che in Italia abbonda e cresce. Il lavoro a tempo. Il lavoro precario. Tutte fattispecie di lavoro che sono cresciute in percentuale in tutta Europa ma in Italia più che altrove. Lavoro di bassa qualificazione pagato con bassa retribuzione.
Dei salari e degli stipendi che calano, del lavoro dipendente pagato strutturalmente meno, della forza lavoro che si dequalifica, della produttività che il sistema Italia non trova…su questo dovremmo votare, su questo dovrebbero governare. Invece voteremo sugli immigrati da far sparire, sulle pensioni da anticipare, su chi la conta più bella e grossa su Facebook…