Stop negozi domenica? I festivi sono i più pagati, c’è la fila per lavorare

Chiusure domenicali: i festivi sono i più pagati
Stop negozi domenica? I festivi sono i più pagati, c’è la fila per lavorare

ROMA – I giorni festivi sono quelli in cui i lavoratori mediamente guadagnano un 30% in più di stipendio rispetto ai feriali. Lo dice un importante manager della grande distribuzione, dice anche che fra i dipendenti c’è la corsa ad assicurarsi quel turno. L’ostinazione del governo gialloverde e in particolare del vicepremier Di Maio sulla stretta alle aperture domenicali dei negozi sembra scontrarsi con l’esperienza diretta sul campo.

Di Maio rassicura che per i consumatori non ci sarà problema alcuno perché, a turno, un esercizio commerciale su 4 resterà comunque aperto. Ma ai lavoratori la chiusura starà bene? Fatti due conti, la chiusura nel secondo giorno più remunerativo della settimana nel commercio al dettaglio, rischia di lasciare per strada 40mila lavoratori. Terrorismo mediatico si affretta a smentire Di Maio quando circolano notizie che vanno nella direzione opposta alla sua ideologia. Se fossero fatti?

Mario Gasbarrino, presidente e amministratore delegato di Unes Supermercati (gruppo Finiper), 2.900 dipendenti in 120 punti vendita nel Nord Italia, illustra a Claudia Voltattorni del Corriere della Sera le tante criticità del provvedimento, a cominciare dal ritorno alla jungla normativa in cui a decidere su orari e giorni di apertura sono gli enti locali.

“Mi chiedo: la rovina delle famiglie sono i supermercati aperti nei festivi o la mancanza di lavoro? C’è gente che fa la fila per lavorare la domenica, perché quei 200 euro in più a fine mese su uno stipendio da 1.100, 1.200 euro non sono pochi. Non c’è un’imposizione, c’è la rotazione. E nei nuovi contratti la domenica è un giorno lavorativo come un altro, anche se retribuito con una maggiorazione del 30%”, spiega Gasbarrino.

Che poi aggiunge un paio di dati significativi. Scelgono la domenica per fare acquisti 19 milioni di italiani. Sono 40mila le posizioni a rischio: “Tenere aperto la domenica significa il 14% in più di ore lavorative, cioè circa il 10% di forza lavoro in più, inclusi interinali e lavoratori a tempo determinato: se devo chiudere non posso tagliare un braccio al macellaio del banco macelleria, sono costretto a licenziarlo. Le persone non sono noccioline: qui rischiamo fino a 40mila licenziamenti, sono quattro Ilva”.

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