MILANO – Gli stress test della Bce sulle banche europee fanno male, anzi malissimo, Mps e Carige, le due banche italiane “bocciate” dalla Banca Centrale Europea. I due titoli sono stati sospesi per eccesso di ribasso alla Borsa di Milano
In apertura Piazza Affari ha segnato immediatamente un +1,2% (Ftse Mib). Siena non è riuscita a entrare in contrattazione e segna un teorico -13%, lo stesso Carige che ha fatto registrare un -17%. Ma in poche ore tutto è cambiato anche per la Borsa di Milano: in scia al tonfo delle banche all’indomani dei risultati agli esami della Bce, il Ftse Mib ha perso il 2,27% a 19.052 punti.
I due titoli, che in apertura non riuscivano ad accedere agli scambi, sono entrati in contrattazione e poi sospesi immediatamente al ribasso. E non solo loro: raffica di sospensioni al ribasso in Borsa per le banche quotate. Ferme Mps, Mediobanca, Ubi Banca, e Bper, Intesa Sanpaolo e UniCredit.
La Consob è intervenuta per bloccare la speculazione sul titolo Mps alla Borsa di Milano e ha vietato le vendite allo scoperto.
Mps e Carige rientrano nel novero delle 25 banche bocciate dalla Bce (ci sono anche Popolare di Vicenza e Popolare di Milano).
Secondo gli analisti di Equita per Mps, bocciata agli stress test con un fabbisogno di capitale da 2,1 miliardi (comprende anche il miliardo di Monti Bond), la Bce “non ha permesso di incorporare i benefici del piano di ristrutturazione approvato dall’Ue e ha imposto di ipotizzare il rimborso di 750 milioni di Monti bond: secondo noi emerge una moral suasion evidente per considerare a breve ipotesi di aggregazione”.
Secondo gli esperti quindi bisogna ipotizzare “un aumento di capitale da 1,5 miliardi” anche perché Mps “non dispone di molte alternative ad un nuovo aumento: la cessione della quota nella joint venture assicurativa potrebbe garantire un contributo di soli 280 milioni”. Per gli analisti di Ig inoltre “la mancanza di un piano dettagliato sulle prossime strategie da attuare per ricoprire le esigenze di capitale legate agli stress test, può alimentare la speculazione del mercato verso un possibile aumento di capitale”.
“Il deficit risulta essere troppo elevato da essere colmato solo con l’emissione di un bond Tier 1 o dalla cessione di rami di azienda, come Consum.it. L’ipotesi poi di una fusione o vendita rimangono molto improbabili al momento, sia per le notevoli dimensioni dell’istituto sia per la difficoltà che la banca sta incontrando nel recuperare redditività. Il mercato potrebbe portare il titolo verso i minimi di due settimane fa”.
Per Carige, poi, bocciata con uno shortfall di 813 milioni, la banca ha già optato per un aumento capitale fino a 650 milioni. Equita ricorda che “Carige è evidentemente destinata ad un’aggregazione, ma in vista dell’aumento di capitale manteniamo una view cauta”. Ig invece ritiene che Carige “grazie alle garanzie di Mediobanca” potrà “riuscire a colmare lo shortfall di capitale evidenziato dagli stress test. Rispetto a Mps, crediamo che Carige possa essere coinvolta nel processo di consolidamento del settore bancario italiano che pensiamo possa partire a inizio 2015”.
Spiega Alessandro Merli sul Sole 24 Ore:
Tutti e 25 questi istituti (oltre alle 9 banche italiane, ce ne sono 3 greche, 3 cipriote, 2 slovene, 2 belghe, una ciascuno di Germania, Francia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Austria) dovranno comunque presentare un piano di rientro entro il 10 novembre, nel quale illustreranno gli aumenti di capitale già fatti e altre misure, come dismissioni di attivi e utili non distribuiti, che dovranno essere convalidate dalla Bce.
I 13 tuttora inadempienti dovranno inoltre specificare come intendono riportarsi sopra i valori richiesti con operazioni da realizzarsi nei prossimi nove mesi.