Il Centro studi della Confindustria ha diffuso il suo studio sulle prospettive dell’economia italiana e di quella mondiale, intitolato “Scenari economici n. 14” e datato giugno 2012. Se il titolo è da routine di ufficio studi, il sottotitolo è preciso e puntuale: “La lunga crisi: ultima chiamata per l’Europa” e nella tradizione di Confindustria la conclusione – appello: “Liberare l’Italia dal piombo burocratico”.
Se, a livello planetario, “i fondamentali di lungo periodo sono favorevoli alla crescita”, grazie al traino dei Paesi emergenti e allo sviluppo tecnologico, dalle nostre parti
“soffiano ancora forti venti contrari: l’aggiustamento della finanza, in particolare dei bilanci di banche e famiglie, e, soprattutto, l’incompiuta integrazione istituzionale” dell’Europa che
“sparge incertezza e rappresenta un’incombente minaccia per l’economia globale”.
In Italia è anche peggio, perché
“la recessione si è aggravata nel secondo trimestre, anziché allentare la morsa e lasciare poi il posto a una lenta ripresa. Questa è rinviata di almeno un paio di trimestri, verso l’inizio del 2013, sempre che vadano a posto i tasselli del complesso mosaico politico europeo, accordando più tempo agli indispensabili rientri dai deficit pubblici e costruendo finalmente un unico sistema bancario sovranazionale”.
In Italia “i lacci e lacciuoli di antica memoria continuano a rendere difficile il fare impresa, scoraggiano gli investimenti, italiani ed esteri, abbassano la qualità della vita e allontanano i talenti. L’eliminazione dell’eccessiva burocrazia e un insieme di regole più chiaro nell’interpretazione e più rapido nell’applicazione possono ridare slancio alla società e all’economia e arrestare la tendenza al declino”.
Questo è il link che porta al sito di Confindustria, con il testo integrale del rapporto numero 12.