'Sui contratti guardiamo al modello tedesco': la lezione di Pietro Ichino

ROMA – ''Guardare con più attenzione e meno chiusure al modello tedesco'', che consente al contratto aziendale di sostituire in parte o anche del tutto quello nazionale.

E' l'appello che Pietro Ichino, in una lettera pubblicata dal Corriere della Sera, rivolge ai sindacati, ricordando la lezione della Germania, se ''vogliono evitare che la riforma della contrattazione la facciano di fatto le imprese non associandosi a Confindustria''.

In Germania, spiega infatti l'esperto di diritto del lavoro, ''che è stata per decenni la patria del modello della contrattazione centralizzata, da diversi anni si e' introdotta la regola che consente al contratto aziendale di sostituire il contratto nazionale in parte o anche del tutto''.

Dunque, osserva Ichino, ''perché mai ciò che sta dando buona prova in Germania dovrebbe essere impraticabile in Italia?''.

Ichino sottolinea l'esigenza di far coesistere la tutela dei lavoratori con la spinta all'innovazione che arriva dall'impresa. ''Logica vuole – afferma – che il contratto collettivo conservi la sua capacita' di regolare compiutamente il lavoro'' ma ''questo implica che la contrattazione aziendale possa più largamente sostituire la disciplina nazionale. Quanto largamente? Molto''.

''Nell'era della globalizzazione – continua – il sindacato deve poter negoziare a 360 gradi su piani industriali anche fortemente innovativi in materia di organizzazione del lavoro, di struttura delle retribuzioni, di distribuzione dei tempi del lavoro. E deve poterlo fare in azienda perché è a livello aziendale, non a quello di un intero settore, che l'innovazione si presenta nella fase iniziale della sua diffusione''.

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