Che cos’è la cartolarizzazione sociale e perché non se ne parla mai? Come funziona l’aiuto concreto per le famiglie in difficoltà.
Fondamentalmente, è possibile immaginare diverse ragioni per cui ancora pochi italiani conoscono lo strumento della cartolarizzazione sociale. La prima è che, essendo stato introdotto solo di recente, l’aiuto non è ancora noto o familiare alla maggior parte dei mutuatari. In secondo luogo, potrebbe c’entrare la relativa complessità dello strumento. La cartolarizzazione sociale è un concetto finanziario non così semplice e immediato. Di conseguenza, potrebbe risultare anche difficile da comprendere per chi non ha troppa familiarità con il settore finanziario.
La terza ragione riguarda l’insufficiente campagna informativa: nessuno si è impegnato più di tanto a far conoscere questo strumento al grande pubblico. Eppure la cartolarizzazione sociale può essere molto utile per le famiglie in difficoltà economica. Si tratta di una fattispecie che permette loro di continuare a vivere nella propria casa anche se non riescono a pagare le rate del mutuo.
La cartolarizzazione sociale è appunto un meccanismo finanziario introdotto per aiutare le famiglie e le imprese in difficoltà economica, e in particolar modo i debitori che non riescono a pagare le rate del mutuo e rischiano quindi di perdere la loro abitazione.
Funziona così: le banche vendono i loro crediti deteriorati (come può accadere per i mutui non pagati) a delle società finanziarie terze. Tali società, a loro volta, si occupano di recuperare i crediti ma con un approccio più etico, cioè con più attenzione rispetto alle difficoltà dei debitori.
L’obiettivo di base di questo meccanismo è quello consentire alle famiglie di mantenere la proprietà della loro casa rinegoziando le condizioni del mutuo per renderlo più sostenibile. Dunque, non è impossibile per un debitore in difficoltà cedere il proprio mutuo ipotecario, insieme alla proprietà dell’immobile, a un veicolo cartolarizzato, un SPV, con cui successivamente stipulare un contratto rent to buy. Cioè un contratto di locazione che alla scadenza prevede la possibilità di riacquistare il bene ceduto, in modo simile a quanto avviene con un contratto di leasing.
Lo strumento, introdotto dalla Legge di bilancio 2020, riguarda quei contribuenti sovra-indebitati ai sensi dell’articolo 2 del CCII (Codice della crisi di impresa e insolvenza): coloro che non sono in grado di adempiere alle proprie obbligazioni con regolarità, pur liquidando il loro intero patrimonio.
Per poter sfruttare il meccanismo bisogna ovviamente soddisfare dei requisiti base. Innanzitutto bisogna essere in una situazione di comprovata difficoltà economica. Dopodiché, è ovviamente fondamentale avere un mutuo ipotecario che non si riesce a pagare con regolarità. Occorrono dunque prove concrete della propria situazione economica non stabile.
A quel punto bisogna presentare una richiesta formale a una banca o a una società finanziaria che propone e gestisce contratti di cartolarizzazione. La richiesta sarà valutata. E, se approvata, farà trasferire il mutuo a una società veicolo che gestirà il processo. A quel punto potrebbe essere stipulato un contratto di locazione con opzione di riacquisto (il già citato rent to buy), che permetterà al mutuatario di continuare a vivere nella propria casa e, magari, di riacquistarla in futuro.
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