Una nuova misura di sussidio per disoccupati, indipendente dalla NASpI e scollegata dai vecchi schemi assistenziali.
Con la fine del Reddito di Cittadinanza, il Governo Meloni ha deciso di puntate su un approccio completamente diverso nel supporto agli inoccupati e alle persone con basso reddito. Nei piani dell’esecutivo bisognava introdurre nuove strategie più sostenibili per lo Stato, meno esposte ad abusi e lontane da ogni possibile forma di tolleranza nei confronti dell’assistenzialismo puro.
Purtroppo, però, non sembra che le nuove misure alternative introdotte dal Governo Meloni (Assegno di Inclusione e Supporto per la Formazione e il Lavoro) stiano ottenendo migliori risultati nella promozione dell’occupazione: le politiche attive del lavoro continuano a essere inefficaci, ma a fronte di un minore sostegno ai poveri e ai disoccupati.
Al di là del sussidio, il Governo pensa che sia più conveniente affidarsi ad agevolazioni pensate per aiutare i disoccupati ad avviare una nuova attività. In pratica, si parla della possibilità di offrire a chi non lavora l’opportunità di diventare un imprenditore e di crearsi un reddito sostenibile a lungo termine. Così facendo, vengono meno i sussidi veri e propri per i disoccupati.
Disoccupati, niente sussidio: arrivano gli aiuti per sostenere le iniziative imprenditoriali
Da parte del Governo non sembra insomma esserci intenzione di offrire un supporto finanziario immediato e temporaneo a chi ha perso il lavoro e ha bisogno di tempo per trovare una nuova occupazione. Non a caso, dalla maggioranza si sono anche levate critiche alla NASpI, cioè all’indennità di disoccupazione versata dall’INPS a chi ha perso il lavoro.
Con il Decreto Coesione, il Governo ha per esempio reso disponibili diverse agevolazioni e aiuti per i disoccupati che desiderano aprire una partita IVA, avviare una nuova attività o fondare una nuova azienda. Messo da parte il concetto di sussidio assistenziale, l’esecutivo è dunque pronto ad aiutare i disoccupati con incentivi che mirano a sostenere l’imprenditorialità e a favorire lo sviluppo economico, soprattutto nelle Regioni del Mezzogiorno (e in alcune aree del Centro Italia).
Prima ancora delle novità introdotte con il Decreto Coesione, i disoccupati possono già sfruttare il Fondo per il sostegno al credito per le imprese cooperative. Si tratta di un finanziamento a medio-lungo termine che copre fino al 70% delle spese (con un importo massimo di 350.000 euro o 210.000 euro per le cooperative costituite da non più di un anno e i circoli cooperativi). per l’avvio di un’attività.
Il Decreto Coesione ha invece dato forma al contributo a fondo perduto “Resto al Sud” che garantisce un contributo per il 50% erogato in forma di aiuto a fondo perduto e per un altro 50% riconosciuto come finanziamento con garanzia da parte del Fondo di Garanzia PMI. Ogni azienda nata nel Sud Italia (e in alcune aree del Centro) può chiedere fino a 50.000 euro. Le imprese con più di quattro soci possono ottenere fino a 200.000 euro.
Ci sono poi i contributi a fondo perduto a tasso zero concessi a giovani e donne di età compresa tra i diciotto e i trentacinque anni e ci sono le agevolazioni concesse ai disoccupati che vogliono aprire una partita IVA. Le nuove aperture possono essere registrate a regime agevolato: per i primi cinque anni si paga solo il 5% di tasse sui guadagni conseguiti.