ROMA – Tagliare per spendere, tagliare subito la spesa pubblica di almeno 5 miliardi quest’anno per poter investire nello sviluppo. E se lo sciroppo è troppo amaro per i partiti esiste comunque la minaccia della puntura punitiva , l’aumento dell’Iva a ottobre di due punti percentuali. Il piano del razionatore Bondi è arrivato sul tavolo del Governo, entro fine mese dovrebbe essere pronto il decreto che recepisce i risultati della spending review. Un segnale ai mercati che l’Italia taglia davvero, la copertura necessaria per dare il via libera al decreto sviluppo di Corrado Passera. In due anni un risparmio di almeno 14 miliardi: senza, non ci sarebbero le detrazioni per le ristrutturazioni edilizie e i bonus energia, i crediti d’imposta alle imprese per assumere e tutte le misure annunciate dal ministro dello Sviluppo. Le cifre riportate dai maggiori quotidiani oscillano tra i 5 e i 7 miliardi per quest’anno e gli 8 e i 10 miliardi del 2013. Almeno 5 miliardi nel 2012 è un obiettivo ragionevolmente percorribile.
Il capitolo più importante di spesa occuperà per oltre la metà, quest’anno, la centrale acquisti della pubblica amministrazione (Consip) e della sanità: un miliardo e mezzo a testa. Con taglio lineare, orizzontale, senza troppi scrupoli. Verranno estese a tutta la PA le gare centralizzate sulle forniture e il ricorso a fabbisogni e costi standard. I ministeri di Interni, Difesa, Tesoro e Esteri dovranno limitare fortemente le spese. Si ipotizza un taglio del personale dirigente, con esoneri anticipati dal servizio e un giro di vite sugli stipendi dei dirigenti. Oltre a piani di prepensionamento, cioè over 60 a casa con l’80% dello stipendio (ma non dell’intero trattamento economico) allo smaltimento degli esuberi, alla riduzione dei buoni pasto e dei benefit in generale. 3 consulenze su 4 hanno le ore contate. Verranno incentivate fusioni tra gli atenei più piccoli e si interverrà direttamente sulla contabilità delle scuole. Saranno tagliati i tribunali più piccoli e le mini-procure. Nel 2014 verrà ridotta della metà la spesa per i fitti passivi e la gestione degli immobili.
Tagliare perché è troppo il grasso nascosto nelle pieghe del comparto pubblico. Per esempio, la bufala degli incentivi alle imprese. Nel senso che veri sono i 33 miliardi che nel 2011 sono usciti come un fiume in piena dalle casse dello stato, falsa è la destinazione finale, visto che solo un decimo, 3 miliardi arriva effettivamente ai privati mentre in realtà il grosso finisce tutto alle aziende pubbliche. Per dire, tra i trasferimenti statali previsti nel 2012, ben 4 miliardi vanno alle Ferrovie dello Stato. E’ per questo che l’ad Moretti ha minacciato di sospendere i treni locali. Quasi tre miliardi sono trasferiti per sostenere i mutui, mezzo miliardo va alle Poste. Un lavoro immane aspetta il “commissario” Giavazzi, il bocconiano che criticava Monti sul Corriere della Sera. Lui quei trasferimenti alle imprese, fra l’altro, voleva proprio eliminarli. In realtà non ci sono mai stati, adesso gli servirà pazienza e olio di gomito per sciogliere tutto quel grasso in eccesso della macchina pubblica.