ROMA — Come annunciato sabato 6 aprile dal sottosegretario Catricala, la Tares slitta ancora, questa volta a fine anno. la notizia era già trapelata dopo l’incontro tra il governo e l’Associazione dei Comuni (l’Anci) dei giorni scorsi. Nel Consiglio dei ministri di ieri c’è stata l’ufficializzazione: il governo ha infatti deciso di rimandare il pagamento della nuova imposta sulla gestione dei rifiuti alla fine dell’anno.
Nel 2013 resta quindi in piedi il vecchio meccanismo della Tarsu per i 6.700 Comuni dove è in vigore, e della Tia per i rimanenti 1.340. Questo almeno per le prime due rate, a maggio e settembre che si pagheranno con lo stesso importo dell’anno scorso, assicura il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Antonio Catricalà che aggiunge che “sull’ultima rata ci potrà essere un conguaglio”.
Valentina Santarpia, sul Corriere della Sera spiega però che il conguaglio, sull’ultima rata, ci sarà eccome:
“In realtà è praticamente certo che quel conguaglio ci sarà, eccome. Perché la Tares non è stata abrogata, e le vecchie tariffe sono state rispolverate solo per dare modo ai Comuni di fare velocemente cassa per pagare le imprese addette alla pulizia e alla raccolta dei rifiuti ed evitare quindi di trovarsi con le strade piene di spazzatura. Ma anche di produrre i nuovi regolamenti per la Tares. Cosa significa in soldoni? Ipotizzando che i Comuni non intervengano sul numero di rate e sulla loro scadenza, come previsto dal decreto salva Italia, entro maggio i contribuenti dovranno pagare in media — secondo l’Osservatorio Uil — 92 euro, la cifra stimata per una famiglia di quattro persone che vive in un appartamento di 80 metri quadrati”.
Continua Santarpia:
“A settembre arriverà il secondo bollettino precompilato, sempre 92 euro. A dicembre arriverà la Tares con la compilazione di un F24, portando a un esborso di 121 euro, perché includerà quanto non si è pagato nelle prime due rate per il servizio rifiuti che la Tarsu copre solo all’80%, mentre la Tares porta al 100% (97 euro in totale); e in più la cosiddetta quota indivisibile, pari a 24 euro, che rappresenta quei 30 centesimi al metro quadrato che dovevano andare a coprire una serie di servizi, come la pubblica illuminazione o la manutenzione delle strade, ma che di fatto ora vanno al bilancio dello Stato che ha ritirato il taglio di un miliardo agli enti locali. A meno che non ci siano cambiamenti, visto che Catricalà si è spinto a dire: ‘Da qui a dicembre non significa che il Parlamento e il nuovo governo non possano trovare la copertura’. Il conto finale annuo medio per le famiglie è pari comunque, se tutto resta uguale, a 305 euro, cioè circa 80 euro in più rispetto ai 225 euro medi pagati nel 2012”.
La Tares si sommerà all’Imu per un gettito che raggiungerà a dicembre i 14,7 miliardi di euro tutto a carico delle famiglie. Il rischio, concreto, secondo la Uil è che tutte queste tasse si potranno mangiare la tredicesima (per chi ce l’ha):
“E soprattutto la parte più consistente andrà sborsata insieme al saldo dell’Imu per l’abitazione principale e gli altri immobili, per un totale di 426 euro a nucleo familiare. ‘Il rinvio della Tares non risolve il cosiddetto ingorgo estivo — sottolinea Guglielmo Loy, segretario confederale Uil — perché a dicembre tra saldo Tares e Imu il peso per le famiglie sarà di oltre 14,7 miliardi di euro“. Considerando che a Natale si paga pure il secondo acconto Ires e Irpef per gli autonomi, e il conguaglio Irpef per i dipendenti, la batosta invernale rischia di mangiarsi la tredicesima”.
“Ma non è detto che qualcosa non possa cambiare. Di Tares si occuperà martedì 9 aprile il Senato, e intanto alcuni membri del Pdl hanno sottoscritto una mozione urgente chiedendone l’abrogazione o lo slittamento. Anche il Pd ha presentato una mozione per chiederne il rinvio a gennaio 2014 o, in alternativa, la scansione in tre rate”.