ROMA – Se sei un pizzaiolo la Tares per te sarà una vera stangata, ma se sei un “povero” banchiere non avrai di che preoccuparti. La Tares, la nuova tassa sui rifiuti, colpisce i piccoli esercizi, tartassati perché “rei” di produrre più immondizia. I rincari della tassa, che si pagherà a partire dal 31 luglio 2013, si aggirano tra il 300 e il 400 percento.
Antonio Castro su Libero quotidiano spiega che la tassa sui rifiuti e sui servizi invisibili, dal rifacimento delle strade alle manutenzioni varie, colpirà chi produce più rifiuti. Da questo arriva il paradosso: una banca pagherà molto meno di un piccolo esercizio commerciale:
“E quindi ristoranti, frutterie e supermercati o bar sborseranno in proporzione molto di più di un ufficio o di una filiale bancaria. Tecnicamente l’appuntamento fiscale di fine mese è un acconto, pari al 40% determinato sulla base della Tia (la vecchia tariffa di igiene ambientale in vigore fino al 2012), per l’anno 2013. Poi a settembre, tornati a casa, si penserà alla seconda rata per chiudere in bellezza a dicembre con il saldo”.
Tra settembre e luglio la Tares sarà una “vera mazzata”, scrive Libero, mentre i Comuni cercano di capire come arginare i rincari:
“Confcommercio ha stimato rincari per tutte le tipologie di attività commerciale con percentuali che sfiorano rincari del 3-400%. Batoste che porteranno nelle casse dello Stato (e dei sindaci) complessivamente ben 8 miliardi di euro, ben 2 in più di quanto si incassava nel 2012 tra Tarsu e Tia”.
Se per le casse di Stato e Comuni la Tares in arrivo è una boccata di ossigeno, le famiglie si preparano a subire una stangata e i sindaci le proteste di cittadini e associazioni di categoria. I sindaci quindi dovranno giocar bene la carta del prelievo aggiuntivo, che va dallo 0,30 allo 0,4%, con una conseguente maggiorazione di 0,3 centesimi di euro al metro quadro.
C’è poi quel paradosso che chi “potrebbe” produrre più rifiuti paga di più, spiega Castro, senza tenere conto ad esempio che una famiglia potrebbe fare la raccolta differenziata, quindi produrne meno, oppure di quei comuni virtuosi che all’intera città hanno imposto la raccolta differenziata:
“Quelli che realmente riescono a trattare e rendere produttivi i rifiuti dovranno far pagare la maggiorazione come uno sporcaccione”.
Proprio per questo motivo Osvaldo Messi, indaco di Appignano, cittadina delle Marche, che vanta un risultato di tono dell’80% di raccolta differenziata nella sua città, contro “l’ennesimo balzello” ha protestato direttamente in una lettera al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e al premier Enrico Letta:
“Attraverso questo ennesimo balzello, ci vediamo depauperati dal nostro ruolo di amministratori e costretti ad assumere le caratteristiche di esattori di uno Stato”.
Infine c’è la questione rincari, che vedrà i sindaci impegnati a trovare forme di sconto locali sulla tassa:
“Secondo stime nazionali con l’entrata in vigore del nuovo regime le attività produttive subiranno in media un aumento del 290%, mentre per le famiglie la tassazione aumenterebbe del 15 o 20 % senza però incrementi del rifiuto prodotto. L’unica leva che resta ai primi cittadini è di prevedere forme di sconto in base locale. Tenendo conto del reddito, della composizione del nucleo o della presenza di minori o disabili”.
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