ROMA – Soltanto 4.752 Comuni italiani su 8.057 hanno comunicato l’aliquota che applicheranno sulla Tasi 2014. Cioè la metà dei sindaci, al 9 settembre 2014, duecentocinquantaduesimo giorno dell’anno in corso, non ha ancora detto ai propri cittadini se e quanto pagheranno la tassa sulla casa e sui servizi.
Tassa sulla casa che, dalla sua abolizione da parte del governo Berlusconi IV, non ha più avuto pace, e con essa i contribuenti. Era il 2008 e si chiamava Ici. Fu abolita, e nel frattempo cresceva la pressione fiscale perché i Comuni compensavano così il mancato introito dell’imposta sugli immobili. Poi fu reintrodotta dal governo “tecnico” di Monti, sottoforma di Imu, che fu pagata dagli italiani nel 2012 non senza colpi di scena, visto che moltissimi Comuni pubblicarono la delibera con la quale aumentavano l’aliquota solo in autunno, con il risultato che l’Imu fu un bel “regalo di Natale” alle tesorerie comunali.
Poi venne il governo Letta e rassicurò gli italiani annunciando che non avrebbero pagato l’Imu nel 2013. Ma i conti non tornarono e allora, da giugno 2013 a gennaio 2014, si rincorsero voci incontrollate e piroette governative finché milioni di proprietari di prima casa si trovarono a pagare la famosa “mini Imu”. Nel frattempo l’imposta, che doveva essere “ripensata” e “rimodulata”, aveva cambiato una decina di nomi, fino al definitivo (?) Tasi.
Tempo 24 ore e sarà scattato il 10 settembre, data entro la quale i sindaci devono inserire nel portale del federalismo fiscale del dipartimento delle Finanze le delibere con cui hanno approvato le nuove aliquote e i regolamenti della Tasi (tributo sugli immobili e sui servizi indivisibili). Il ministero delle Finanze ha tempo fino al 18 settembre per mettere online gli atti inviati dai Comuni.
La buona notizia per i contribuenti potrebbe essere che per i Comuni ritardatari non sono previste proroghe: allo stato attuale, se la delibera non arriva entro il 10 settembre i cittadini dovranno pagare la Tasi annua per il 2014 entro il 16 dicembre con l’aliquota statale, con ogni probabilità più bassa di quella che la stragrande maggioranza dei Comuni avrà intenzione di applicare.
Il Sole 24 Ore ha pubblicato un sintetico vademecum che spiega quando si paga la Tasi 2014:
I contribuenti chiamati a versare la Tasi – che può gravare non solo sui proprietari degli immobili ma anche, per una percentuale compresa fra il 10% e il 30% del tributo, sugli inquilini – possono trovarsi in tre situazioni diverse, in base alle decisioni del Comune in cui si trova il fabbricato. In ogni caso, il pagamento avverrà tramite F24 o bollettino postale: è piuttosto difficile che i Comuni mandino i bollettini a casa, come sta succedendo invece in queste settimane per la Tari.
1) Il Comune ha deliberato sulla Tasi entro il 23 maggio 2014 (è successo in circa 2.200 amministrazioni) e i contribuenti hanno già versato l’acconto entro il 16 giugno o in un’altra data fissata dal Comune. Sia che la delibera abbia subìto modifiche, sia che rimanga inviariata, il versamento del saldo avverrà entro il 16 dicembre. Bisogna controllare la delibera definitiva del proprio Comune dopo il 18 settembre, attraverso il sito delle Finanze (l’unico che ha carattere di ufficialità) e guardare nel dettaglio anche le eventuali detrazioni introdotte per l’abitazione principale.
2) Il Comune non aveva deciso sulla Tasi a maggio, ma ha deliberato nei mesi estivi o lo farà entro mercoledì, trasmettendo le aliquote alle Finanze. È il caso, per esempio, di Milano e Roma (che hanno spinto il prelievo sulla prima casa al 2,5 per mille). In questo caso, si va alla cassa per l’acconto il 16 ottobre, tenendo conto delle nuove regole. Entro il 16 dicembre si verserà il saldo.
3) Il Comune non delibera sulla Tasi entro il 10 settembre. In questo caso, il versamento del tributo è rinviato a dicembre (con la solita scadenza del 16, che coincide con quella dell’Imu), e avverrà in un’unica soluzione con l’aliquota base dell’1 per mille, o ancora più bassa, se la somma tra le aliquote Imu e Tasi previste per ciascun immobile supera il livello massimo del 10,6 per mille fissato per l’Imu sugli immobili diversi dalla prima casa.
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