Tasi, 25 immobili “sacri” non pagano la tassa: Basiliche, Castel Gandolfo e…

Tasi, 25 immobili "sacri" non pagano la tassa: Basiliche, Castel Gandolfo e...
Tasi, 25 immobili “sacri” non pagano la tassa: Basiliche, Castel Gandolfo e…

ROMA – Gli immobili della Santa Sede riconosciuti dai Patti Lateranensi non pagheranno la nuova Tasi. Si va dalla Basilica di Santa Maria Maggiore all’Università Gregoriana, dal Palazzo della Cancelleria, dove ci sono gli uffici della Rota, alla Basilica di San Paolo. Fuori da Roma, esentato dalla tassa anche il Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo, la residenza estiva dei Papi. Sono circa venticinque in tutto. C’è invece un po’ di confusione su tutti gli altri immobili della chiesa, dalle parrocchie agli oratori.

”Sono esentati dal versamento della Tasi soltanto i fabbricati della Chiesa indicati nei Patti Lateranensi”, riferiva il comunicato diramato da Palazzo Chigi alla fine del Consiglio dei Ministri, lasciando intendere che tutti gli altri immobili ecclesiastici, compresi quelli esclusivamente dedicati al culto, potessero essere assoggettati alla tassa. Tanto che dal ministero dell’ Economia si spiegava che ”nel passato la tassa era sul patrimonio, non sui servizi, come invece è la Tasi”.

E dunque la novità non era solo la tassazione per la Chiesa ma il fatto che ”la tassa stessa è una novità”. In serata però da Palazzo Chigi è arrivata una precisazione: ”Rispetto a quanto riportato da alcune agenzie riguardo un articolo approvato oggi nel decreto enti locali relativo alla Tasi e ai fabbricati di proprietà della Santa Sede nel comune di Roma si tratta di una norma attuativa della norma programmatica già presente nella legge di ratifica dei Patti lateranensi. Norma che riguarda soltanto 25 immobili e che non incide per nulla sul regime impositivo attualmente in vigore per altri beni immobili ecclesiastici”.

Regime impositivo che però non è chiaro dal momento che si tratta di una tassa nuova che non c’era prima. Una tassa basata sui servizi erogati dal Comune, dall’illuminazione alle strade, che interessano anche luoghi non commerciali, come per esempio le parrocchie. Diverso invece è il caso degli immobili della Chiesa che svolgono attività commerciali: sono soggetti all’Imu, proprio come tutte le altre attività produttive. Su questi inciderà anche la nuova Tasi? Anche questo è un nodo da sciogliere. Discorso analogo per gli immobili ‘misti’, in parte dedicati al culto e in parte dedicati alle attività commerciali. Si paga l’ Imu per la quota di immobile che fa profitto. Anche in questo caso non è chiaro se la Tasi verrà applicata o meno. La questione della tassazione degli immobili della Chiesa va avanti da anni.

Nel 2005, quando c’era ancora l’Ici, con il governo di centro-destra era stata decisa l’esenzione per tutti gli immobili della Chiesa, anche quelli commerciali, nel caso in cui svolgessero al loro interno anche un’attività legata al culto. Dopo le rimostranze dell’Unione europea si era arrivati, con il governo Monti, ad escludere dall’esenzione gli immobili dedicati ad attività economiche, come ospedali, alberghi e scuole, o comunque la parte degli edifici ecclesiastici dedicati ad attività commerciali.

Per gli edifici ‘misti’ comunque la tassazione di fatto non era ancora partita perché le norme attuative, per il calcolo delle superfici sulle quali l’Imu si sarebbe dovuta pagare, non erano mai state varate. Un decreto ministeriale delle Finanze era atteso proprio nei prossimi giorni. Tutto questo, va ribadito, riguarda però principi di tassazione del passato, dicono fonti dell’Esecutivo, che guardavano alla proprietà. Mentre la Tasi, spiegano le stesse fonti, riguarda servizi indivisibili.

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