ROMA – Tasi si paga il 16 giugno in oltre duemila comuni. Per l’esattezza sono 2.065 le amministrazioni che sono riuscite a rispettare la scadenza del 23 maggio e a fissare le aliquote, senza la necessità di alcuna proroga. Altre 128 sono in lavorazione, ovvero sotto la lente degli esperti che ne stanno valutando l’adeguatezza e la rispondenza. Altre ancora potrebbero essere arrivate entro la mezzanotte di venerdì. Per avere il dato definitivo bisognerà aspettare lunedì.
Al di là del tira e molla tra governo e Anci, anche in vista delle elezioni amministrative di domenica in quasi 4.000 Comuni, negli ultimi giorni si è innestata una vera e propria corsa all’aliquota che ha portato a decidere più di un quarto delle giunte italiane (tra cui ad esempio quelle di Modena, Bologna, Siena, mentre Roma e Milano mancano ancora all’appello).
Solo giovedì le delibere pubblicate erano infatti 1.685, quasi 400 in meno dell’ultimo giorno utile, mentre nei primi giorni della settimana il numero oscillava sui 1.200. La crescita è stata esponenziale, per questo non si esclude che il numero possa aumentare ancora. In ogni caso per tutte le amministrazioni che non hanno per il momento deciso (per motivi elettorali e non), tempo ne rimane ancora.
Anche se il premier Matteo Renzi ha chiarito che “il governo non ha previsto nessun tipo di rinvio” sulla Tasi, ma ha solo consentito ai Comuni che vogliono aspettare di scegliere i nuovi sindaci per fissare l’aliquota “di andare ad ottobre”, la proroga di fatto c’è stata.
O meglio arriverà con il prossimo decreto che il consiglio dei ministri dovrà approvare appositamente. Il rinvio del pagamento della prima rata sarà infatti fissato ad ottobre, lasciando il 16 dicembre invece come scadenza per il versamento del saldo.
Parlando di Tasi, nell’ultimo giorno utile di campagna elettorale, il premier approfitta del resto anche per togliersi qualche sassolino dalla scarpa: “Dire che la Tasi neutralizza gli 80 euro – afferma riferendosi al bonus Irpef – è una barzelletta, guardiamo i numeri: gli 80 euro sono mensili e per sempre, è una misura strutturale”. La nuova imposta, puntualizza, è comunque nata dall'”incredibile pasticcio dell’Imu”.
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