ROMA – Tasi e Trise, rischiano di rimetterci chi ha le case con il valore catastale più basso. Ovvero inferiore a 500. Il condizionale è obbligatorio soprattutto per un motivo: il testo definitivo della legge di stabilità ancora non c’è e i rimaneggiamenti sonno costanti. Eppure, al momento, chi rischia di rimetterci sono proprio quegli inquilini che non pagavano l’Imu o che la pagavano in forma ridotta. Sempre che i Comuni in qualche modo ci mettano una pezza.
Il perché è presto detto: tutto dipende dalla struttura della Tasi, concepita in modo diverso dalla vecchia Imu e diversa soprattutto per l’assenza della detrazione per abitazione principale e di quella aggiuntiva per i figli di età non superiore ai 26 anni.
La linea di Letta è chiara: il nuovo prelievo complessivo non potrà superare quello precedente, con riferimento all’Imu 2012 visto che per quest’anno la cancellazione dell’imposta ha creato una situazione anomala (resta a carico delle prime case solo l’addizionale Tares per circa un miliardo). Letta continua a ripetere che “la service tax sarà meno della somma di Imu e Tares” e la stessa legge di Stabilità concede ai Comuni una dote di un miliardo per contenere le aliquote. Il problema, però, è sempre quello delle detrazioni.
Il Messaggero, quindi, fa il confronto tra la vecchia Imu e la nuova tassazione.
Si può quindi fare un confronto tra l’Imu applicata nel 2012 con aliquota aumentata al 5 per mille (come avvenuto ad esempio a Roma) e l’ipotetica Tasi portata al livello del 2,5. La base imponibile è la stessa per entrambi i tributi, ossia la rendita catastale a cui viene applicato un moltiplicatore pari a 160. Fino a 480 euro di rendita la Tasi sarà comunque più costosa (con un versamento di circa 200 euro): e saranno chiamate a pagare anche i milioni di abitazioni con rendita bassissima che finora erano di fatto esenti. Se nella casa vivono anche due figli, la Tasi resta meno conveniente dell’Imu fino a 720 euro di rendita (con un importo dovuto di circa 300 euro).
Per chi invece ha una casa con rendita catastale più alta ci sarà paradossalmente un vantaggio. Sempre il Messaggero:
Al contrario, le abitazioni con rendita catastale alta si avvantaggeranno del calo dell’aliquota, che compenserà ampiamente le detrazioni scomparse: ad esempio con una rendita di 1.500 euro (senza figli conviventi) si pagheranno 630 euro invece di 1.060: il risparmio è di oltre 400. L’altro nodo che ha attirato l’attenzione è quello dell’aumento delle detrazioni Irpef per i lavoratori dipendenti. Con la misura inserita nelle versioni provvisorie della legge vengono toccati dagli sgravi i contribuenti con reddito tra 8.000 e 55.000 euro, che ottengono un beneficio di 100-150 euro l’anno: somma giudicata da quasi tutti troppo esigua. In Parlamento c’è l’intenzione di concentrare i vantaggi sui dipendenti con redditi più bassi, eventualmente tenendo conto dei carichi familiari. Del resto lo stesso premier ha ribadito che i dettagli di questo intervento dovranno essere definiti durante il passaggio alle Camere, anche in base al confronto con le parti sociali.
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