Una nuova tassa del 2% sui patrimoni appartenenti a una precisa fascia di reddito. Ci si aspetta un ottimo ritorno per le casse pubbliche.
L’emendamento è stato approvato grazie ai voti della sinistra. Per ora, comunque, è tutto sospeso: la tassa è ufficiale anche se soltanto in teoria, dato che alla legge di bilancio manca un passaggio fondamentale per far sì che le nuove disposizioni possano trasformarsi in misure effettive.
Il piano del Governo è quello di sfruttare la tassa del 2% sui patrimoni per ridurre il deficit pubblico e il debito nazionale, che è uno dei più alti d’Europa. Ma le critiche non mancano. C’è chi parla di una misura populista e chi pensa che non possa in realtà dare i frutti sperati. Per larga parte della popolazione, invece, non è abbastanza: per poter godere di maggiore giustizia fiscale, il contribuente medio vorrebbe che la tassa fosse estesa ad altre fasce di reddito e magari inasprita.
Ma, come anticipato, nulla è ancora scritto: la bozza della legge di bilancio deve ancora essere esaminata dall’Assemblea Nazionale. Ma il Governo potrebbe anche forzare la mano… E, non succede in Italia, ma in Francia. Laddove il primo ministro Michel Barnier potrebbe applicare l’articolo 49.3 della Costituzione francese, che permette di approvare una legge senza voto. In pratica, si è vicini a porre la fiducia sulla legge di bilancio.
La tassa del 2% dovrebbe essere applicata sui patrimoni che superano un miliardo di euro. E il Governo francese si aspetta che l’imposta aggiuntiva possa garantire allo Stato almeno due miliardi. Dalle imprese, invece, ci si aspetta un costo in imposte pari a 8 miliardi.
La tassa sui patrimoni oltre un miliardo per frenare il debito pubblico
Il debito pubblico francese è schizzato al 114,7% del PIL previsto per il 2025. Il deficit arriverà presto al 5%. Ecco perché il Governo ha bisogno di nuove imposte. Ed è sempre più probabile che la Francia dovrà vendere obbligazioni per un valore record di 300 miliardi, con il costo del servizio del debito che salirà a 54,9 miliardi. Gli investitori, intanto, hanno fatto schizzare lo spread oltre ogni previsione: il differenziale tra i titoli francesi e quelli tedeschi è a quasi 80 punti base.
I francesi non vogliono però fare sacrifici. Per questo vogliono fortemente che a pagare siano i ricconi. E i miliardari, almeno quelli più illuminati, sembrano d’accordo. Oltre duecento paperoni nel mondo tra cui Abigail Disney e Brian Cox, nei mesi scorsi, hanno rilanciato l’idea di una tassa sui super-miliardari, affermando di essere convinti di dover restituire qualcosa alla comunità.
Anche il 79% dei milionari italiani è favorevole a una tassa sui patrimoni, come ha rivelato non troppo tempo fa un sondaggio condotto da Patriotic Millionaires. I numeri sono impressionanti. Secondo le ultime rilevazioni, in Italia, l’1% più ricco della popolazione detiene circa il 12% del reddito nazionale, ma paga, proporzionalmente, meno tasse del restante 99%. Ma, nel nostro Paese, i ricconi non si toccano.