Troppe tasse, costi alti, zero credito: i manager italiani vedono ancora crisi

MILANO – Troppe tasse e il rischio che aumentino ancora, energia e materie prime costose, e le banche che non concedono credito: i manager mondiali vedono un presente e un futuro  nero, anzi nerissimo per l’Italia.

Sono i risultati di un’indagine condotta dalla PricewaterhouseCoopers e che ha preso in esame il parere di circa 1300 amministratori delegati provenienti da 68 diversi paesi del mondo. E se dall’estero manager e ad ci vedono male, sono proprio i dirigenti italiani ad essere i più pessimisti: lo studio, infatti, ha come risultato un indice di fiducia basso come nel 2009, l’anno forse più acuto della crisi finanziaria globale.

Il fattori che incidono di più, scrive Paola Pica sul Corriere della Sera che riporta lo studio, sono fondamentalmente gli stessi che hanno accompagnato l’Italia durante tutta la crisi finanziaria: tasse, costi e difficoltà di accesso al credito. Scrive Pica:

Tra le principali minacce all’orizzonte nei prossimi mesi, gli stessi amministratori delegati indicano l’incapacità di finanziare la crescita «in relazione alle difficili condizioni del credito (52%), il costo dell’energia e delle materie prime (57%) e il rischio di un ulteriore aumento del carico fiscale (86%).

Su Mario Monti e il suo governo dagli ad italiani arriva una promozione a metà. Bene per il 74% per il lavoro sulla stabilità finanziaria. Assai meno bene per quanto riguarda le strategie di crescita. Scrive ancora il Corriere:

La stabilità dei mercati finanziari viene considerata un requisito essenziale per nuovi investimenti di sviluppo dal 74% degli a.d. italiani che giudicano «efficaci le azioni intraprese dal governo Monti negli ultimi mesi ma trovano insoddisfacenti le politiche di supporto all’innovazione e alla riduzione della complessità normativa».  […] C’è scarso ottimismo, come si è visto, sulle prospettive di crescita del mercato domestico. Tra le principali minacce nei prossimi mesi l’incapacità di finanziare la crescita in relazione alle difficili condizioni del credito (52%), il costo dell’energia e delle materie prime (57%) e il rischio di un ulteriore aumento del carico fiscale (86%).

Neppure all’estero, però, regna l’ottimismo. Sempre secondo la ricerca, infatti, solo il 36% di manager e ad prevede un miglioramento della propria azienda nell’anno in corso. Un dato comunque, precisa il Corriere, “in calo rispetto al 40% del 2012  e al 48% del 2011. Considerando l’economia globale, il 28% degli a.d. ritiene che calerà ulteriormente nel 2013 e solo il 18% prevede un miglioramento contro un 52% che prevede resterà invariata”.

Insomma la crisi non è finita, almeno nell’immaginario dei manager. C’è flebile una lucina in fondo al tunnel. Per raggiungerla ci vorrà tempo. E in Italia ancora più tempo.

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