Tasse e ristori, c'è un problema nascosto: un ristorante dichiara in media 18 mila euro Tasse e ristori, c'è un problema nascosto: un ristorante dichiara in media 18 mila euro

Tasse e ristori, c’è un problema nascosto: un ristorante dichiara in media 18 mila euro

Tasse e ristori, c’è un problema a farli combaciare, ad allinearli in qualche modo. Un problema tutt’altro che ignoto ma che ora si tende a tener nascosto e coperto. Perché sostanzialmente il problema è ingestibile quanto irresolubile in una economia piegata e piagata dal Covid.

Eccolo il problema: cinque milioni di contribuenti, quelli con reddito dichiarato sopra i 35 mila euro lordi annui, pagano in media ciascuno 18 mila euro di tasse, 23 milioni di contribuenti, quelli con reddito fino a 20 mila euro lordi annui, pagano in media ciascuno 780 euro di tasse. La gran parte di coloro che chiedono e cioè ristori, bar, ristoranti, piscine, palestre producono dichiarazioni dei redditi che li collocano tra i 23 milioni di redditi deboli e scarni e non tra i cinque milioni di redditi almeno medi.

Se un ristorante dichiara 18 mila euro…

Se un ristorante negli anni prima del Covid dichiarava in media 18 mila euro annui di reddito imponibile, allora il problema diventa comparare questa cifra con quella dei ristori. Anzi, prima ancora: comparare le cifre delle dichiarazioni dei redditi delle categorie colpite dalla chiusure con il danno reale lamentato da chi ha dovuto chiudere il bar, il ristorante, la piscina, la palestra…

Il problema è evidenziato, addirittura gridato, dalle categorie stesse nelle loro proteste e mobilitazioni. Non c’è dichiarazione, intervista, convegno o manifestazione in cui non si conteggino e lamentino miliardi e miliardi di fatturato perso. Una cifra non comparabile con gli appena 18 miliardi di Irpef versati di suddetti 23 milioni di contribuenti a basso reddito dichiarato, tra i quali, come detto, gran parte delle attività e categorie da ristorare. Certo, non c’è solo l’Irpef, c’è l’Iva e ci sono altre imposte. Ma non c’è dubbio, anzi è clamorosamente evidente come il danno reale subito da ristoranti, bar, palestre, piscine, impianti di sci e lavoro e imprese autonomo in generale sia fuori scala rispetto ai redditi dichiarati prima del Covid.

Diritto ai ristori resta, anzi di più

Il danno reale, la caduta di reddito per attività, imprenditori e aziende della ristorazione e dei servizi alle persone è superiore non solo ai ristori finora stanziati e in parte erogati. E’ un danno più grosso dell’aiuto di Stato che queste attività stanno ricevendo. Per compararlo alla realtà del danno, il ristoro andrebbe aumentato e ne resta la sua necessità e opportunità.

Ma la dimensione del danno reale evidenzia non uno scostamento ma un super salto tra redditi reali che danno reale hanno subito e dichiarazioni dei redditi dei settori oggi colpiti e da aiutare, ieri indisturbati nel farsi pagare dagli altri contribuenti (sempre i soliti cinque milioni) sanità, pensioni, scuola. Cinque milioni di contribuenti italiani pagano, 23 milioni di contribuenti ne approfittano. Purtroppo molti tra i gestori di attività oggi in drammatica sofferenza appena ieri stavano comodi tra i 23  dove non dovrebbero e non tra i 5 dove dovevano.

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