Tasse: sconti ai finti poveri e flat tax premia furbi del fatturato

Tasse: sconti ai finti poveri e flat tax premia furbi del fatturato
Tasse: sconti ai finti poveri e flat tax premia furbi del fatturato

ROMA – Tasse, sulle tasse non pagate il governo e la Manovra detta del popolo ora legge di Stato fanno lo sconto. Sconto robusto, sconto che va da 84 per cento massimo fino ad un minimo di circa il 70 per cento. Insomma chi ha tasse non pagate ora per legge può mettersi in pari pagando dal 16 al 30 per cento di quanto dovuto e non versato.

A un paio di condizioni. La prima è che, ovviamente, siano tasse su redditi dichiarati. C’era stata l’idea e la tentazione nel governo Lega-M5S di praticare robusto sconto anche alle tasse non pagate su redditi non dichiarati. Ma era con tutta evidenza un robusto premio all’evasione fiscale e insomma alla fine era risultato imbarazzante applicare il salda e stralcia oppure la pace fiscale (questi i due nomi di battesimo gialloverde) dello sconto sulle tasse non pagate. Quindi la prima condizione per usufruire del maxi sconto è di aver dichiarato il reddito. Anche se poi non si sono pagate le tasse relative a quel reddito. Condizione di minima decenza avevano alla fine convenuto M5S e Lega, quest’ultima meno convinta in verità.

E la seconda condizione per avere lo sconto fiscale? Eccola, sbandierata con orgoglio come ragione e sentimento dello sconto stesso sia da Di Maio che da Salvini: lo sconto si può avere solo e perché si è in condizioni di difficoltà economica. Insomma il governo gialloverde nella manovra del popolo fa lo sconto sulle tasse solo a quei poveri cristi onesti cittadini che hanno dichiarato i redditi percepiti ma poi non ce l’hanno fatta va pagare le tasse perché la crisi, la concorrenza, il mercato, le banche, le spese…

E come si fa in Italia a sapere se uno è in difficili condizioni economiche? Gli si chiede di presentare la patente, la patente di status economico. Si chiama Isee, appunto indicatore situazione economica. Tiene conto dei redditi, dei patrimoni, delle proprietà, insomma soldi a casa a fine mese, casa o no di proprietà, auto o non di proprietà, conto in banca, risparmi e tiene conto di dove vivi (costo vita) di quanti in famiglia, di situazione sanitaria dei familiari e a carico. Insomma Isee è la patente con cui in Italia sei abilitato o non ad essere in difficile situazione economica, insomma momentaneamente o strutturalmente povero.

Ecco, il governo Lega-M5S è orgoglioso di dire che lo sconto sulle tasse lo fa solo ai poveri. Come ha giurato Salvini: “I furbi non vedranno un euro”. Davvero? Sconto sule tasse solo ai poveri?

La legge dice che lo sconto sulle tasse si può avere avendo un Isee fino a 20 mila euro l’anno. A cosa corrisponde Isee 20 mila l’anno? Corrisponde a 2.500 euro netti al mese di reddito, una casa di proprietà e conto corrente in banca fino a 15 mila euro e patrimonio investito in forme di risparmio fino a 25 mila euro. Non proprio un indigente. Povero chi ha 2.500 al mese, una casa, 15 mila in banca e risparmi per 25 mila? Di certo non ricco. Ma questo signore che ora riceve sconto tasse non pagate, questo signore cui ora il governo Lega-M5S  fa pagare il 15, al massimo il 30 per cento delle tasse dovuto è dal punto di vista della condizione economica in tutto e per tutto eguale e comparabile con altro signore italiano che con lo stesso reddito e patrimonio le tasse le ha pagate tutte.

Una sola cosa li differenzia: uno ha pagato, l’altro no. Quello che non ha pagato viene premiato dal governo. Quello che ha pagato le tasse al cento per cento stia sereno. Quello che non ha pagato, invece che 100 paga 30 o 15. L’invito e il messaggio del governo Lega e M5S sono chiari: non pagare alla fine conviene. Soprattutto a chi non paga.

E non è vero, numeri e legge alla mano, che ad avere lo sconto sulle tasse sono solo quelli che non ce l’hanno fatta a pagare. Ad avere lo sconto sulle tasse sono quelli davvero con Isee fino a 20 mila che proprio poveri non sono.  E ad avere lo sconto sulle tasse i finti poveri. Già, perché dati della Guardia di Finanza alla mano, sei Isee su dieci sono non proprio sinceri e veritieri, diciamo aggiustati e arrangiati a finger povertà o quasi. 

Finito con i premi ai più furbi e svelti e mica tanto poveri? Neanche per sogno: ce n’è un altro di maxi premio per quelli svelti e furbi. Arriva per legge la flat tax per le partite Iva. Se si fattura fino a 65 mila euro si paga un forfait fiscale del 15 per cento. Se si fattura da 65 mila a 100 mila euro, forfait fiscale del 20 per cento. Giusto, buono, tasse in meno per chi fa impresa o professione. Certo chi fa lavoro dipendente con gli stessi redditi di tasse paga il doppio, certo premio fiscale solo al lavoro autonomo, però insomma è una mezza buona cosa.

E invece no: è un premio a chi si arrangia con le fatture. Flat tax funziona infatti così: se nel 2018 hai fatturato fino a 65 mila euro allora nel 2019 paghi il 15 per cento su tutto il tuo reddito, tutti i tuoi guadagni. Puoi guadagnare anche milioni di euro, sempre 15 per cento è perché con il fatturato 2018 sei entrato nell’area forfait al 15 per cento. Quindi i più svelti e furbi hanno smesso di fatturare nel 2018 per restare sotto quota 65 mila, massimo 100 mila euro. Così nel 2019 pagheranno 15, massimo 20 per cento su tutto quello che fatturano.

E l’anno dopo, nel 2020 quando il fisco sa che hai fatturato nel 2019 mettiamo 300 mila e pagato solo il 15, massimo 20 per cento grazie al fatturato 2018? Si rientra nel normale, niente più forfait e flat tax. Si deve quindi restituire quanto risparmiato di tasse 2019 grazie al giochino di stare bassi di fatturato 2018? No, non si deve restituire nulla. Chi è stato attento e furbo è stato sotto di fatturato nel 2018, fattura quanto gli pare nel 2019 tanto sempre 15/20 per cento di tasse paga e nel 2020 non c’è conguaglio negativo come invece tocca ai contribuenti non a partita Iva e non svelti a capire.

I furbetti della fattura grazie al giochino intascheranno un bel po’ di euro, come i finti poveri trarranno vantaggio dallo sconto fiscale. Salvini ha giurato: “Non un euro ai furbi”. Si riferiva al reddito di cittadinanza, anche qui erogato in base agli attendibilissimi Isee. Salvini ha ragione: non un euro ai furbi, ai furbi il governo e la legge di bilancio di euro ne regalano non un uno ma un sacco e una sporta.    

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