Meno tasse, più tagli: una sola “quadra”. Fare insieme manovra e riforma

ROMA-Un signore vi deve un sacco di soldi, per l’esattezza il 120 per cento di quanto guadagna ogni anno. Voi per mestiere prestate soldi, non lo fate per beneficienza, lo fate perché è un investimento. Il signore in questione manda avanti una grande “azienda” che è una nazione, prima i poi paga gli interessi sui soldi che gli prestate. Ogni anno vi chiede nuovi prestiti, voi che fate? Guardate come si “organizza”. Se il signore decide di incassare di meno o di spendere di più, allora prendete le vostre precauzioni, cioè i soldi glieli prestate lo stesso ma volete interessi più alti. Quel “signore” è l’Italia e voi siete tutti quelli che in Italia e nel mondo prestate soldi all’Italia “comprando” il suo debito. Se quel signore abbassa le tasse e contemporaneamente diminuisce le sue spese per voi non c’è problema: il debito del signore in questione resta uguale e voi continuate a prestargli soldi allo stesso tasso di interesse. Se dimunisce solo le spese, allora potete fargli pagare un tasso minore, se abbassa solo le tasse gli aumentate il tasso. Pura e semplice matematica. Per cui c’è una sola “quadra” possibile: la manovra di tagli alle spese da almeno 40 miliardi entro il 2013 e la riforma fiscale che un po’ abbassa le tasse, diciamo di una quindicina di miliardi entro il 2013 devono essere contemporanee. Il signore, se vuole che continuiate a prestargli soldi, deve dirvi nello stesso momento: incasso di meno dalle tasse ma spendo di meno. Berlusconi, Bossi, Tremonti, le notti dei vertici e dei consigli…altra “quadra” non c’è.

Anche se al mattino i Giuliano Ferrara fanno “ammuina” raccontando che tutto si spiana e si risolve con le “primarie di destra” ad inizio ottobre, anche se ministri del Pdl, semplici militanti, elettori delusi e direttori roboanti di giornali amici inventano e sognano una ribellione contro “le leggi dell’Europa”, altra quadra non c’è. Non sono le leggi dell’Europa, sono quelle del mercato. E, se la parola mercato non vi piace, sono le leggi che qualsiasi filiale di banca applicherebbe a voi stessi se andate a chiedere un prestito e che voi stessi applichereste a un vostro debitore: incassa di meno se vuoi ma contemporaneamente spendi di meno, continuo a “comprare” il tuo debito se non lo aumenti ogni anno con nuovo deficit.

Quindi manovra e riforma, più tagli e meno tasse vanno fatti o almeno annunciati insieme: un doppio annuncio da almeno 70 miliardi.

Meno tasse: abbassare di un paio di punti l’aliquota Irpef del 23 per cento costa una decina di miliardi. Alleviare l’Irap alle aziende costa almeno cinque miliardi. Introdurre il “quoziente familiare”, cioè meno tasse quanto più numerosa è la famiglia, costa una decina di miliardi. Venticinque miliardi di minor gettito, si può fare? No, non si può fare: il “signore” che lo facesse sarebbe immediatamente punito da chi gli presta i soldi per campare. Però qualcosa si può fare: aumentando l’Iva di un punto o due si recuperano circa sette miliardi, portando al 20 per cento la tassa sulle rendite finanziarie, titolio di Stato compresi, si recuperano altri cinque miliardi, e altri cinque possono venire dall’abolizione di “sconti” fiscali che oggi sono una pioggia indistinta di circa duecento miliardi. Dunque meno tasse per circa venticinque miliardi, meno tasse su stipendi, pensioni, aziende e famiglie recuperandone una quindicina abbondante da più tasse sui consumi, sulla rendita e qualche sconto in meno. Un buon piano, anche se va limato di una decina di miliardi che proprio non ci sono, sperando che vengano domani da una ripresa generale dell’economia. Questo è quel che Tremonti può fare e che più o meno coincide con quel che Tremonti vorrebbe fare.

Ma Pdl e Lega hanno sempre tuonato contro la “stangata sui Bot”, la maggior tassazione sulla rendita finanziaria era una bandiera della sinistra. Saprà fare marcia indietro e ingoiare la destra e il suo elettorato? E a sinistra, Cgil in testa in piena sintonia con i commercianti, si oppongono all’aumento dell’Iva. Strana configurazione sociale questa che vede la Cgil di fatto disinteressata se non ostile ad una delle poche misure che può consentire di tagliare le tasse in busta paga di lavoratori dipendenti e pensionati. Tutti dicono di volere meno Irpef ma da destra e da sinistra si fa barricata al meno Irpef finanziata da più Iva e più tasse sulla rendita. Quindi si può fare ma è molòto difficile farlo sul “fronte interno”. Su quello “esterno”, quello dei mercati internazionali e finanziari queste cose le sanno e le contano. Quindi per “fidarsi” che il taglio di tasse non venga fatto a debito vogliono la manovra finanziaria, quella che entro il 2013 dice che l’Italia non fa più ogni anno deficit che si aggiunge al debito. Quaranta miliardi di minor spesa entro il 2013, si può fare?

Sì, si può fare. Ad una condizione politica, sociale e “culturale”: che il primo taglio sia quello delle spese della politica. Se ne tira fuori un miliardo al massimo e a due non si arriva sicuro tagliando privilegi e sprechi della politica. Non bastano certo, ma sono la condizione “necessaria anche se non sufficiente”. Altrimenti il paese non ci sta. Fatto questo, se questo sarà mai fatto, vanno tagliati i sussidi. I sussidi a chi? All’agricoltura ad esempio, ma insorge la Lega e insorge il Pdl. Allo sport e insorgono più o meno tutti. Alla spesa “discrezionale” degli enti e governi locali e insorgono partiti e “territori”. Alla Pubblica Amministrazione che deve perdere addetti e poteri. Ma insorgono sindacati e la sinistra. Eppure i quaranta miliardi vanno trovati da queste parti, altra “parte” non c’è. Quaranta miliardi che sono la condizione, il fratello gemello, la porta che apre alla riduzione delle tasse su stipendi, pensioni e aziende. La matematica è chiara, la convenienza sociale pure, è la politica che ha altre e diverse “contabilità”.

Ce la può fare l’Italia a trovare e praticare l’unica “quadra” che c’è, meno spesa e meno tasse insieme? E chi lo sa…Quel che è certo è che fuori della “quadra” c’è il fuori dal “quadro”. Si può decidere di non spendere di meno e di continuare a tassare come prima: l’economia del paese muore per soffocamento. Si può decidere di abbassare le tasse e non toccare la spesa: pian piano e neanche tanto lentamente si scivola fuori dall’euro e si torna all’altalena inflazione-svalutazione. Inflazione che si mangia i salari e le pensioni, svalutazione che funziona solo se vendi all’estero merci ad un costo superiore al prezzo di ciò che importi pagandolo in moneta che vale molto di più della tua. Fuori dell’unica “quadra” possibile si possono anche vincere le prossime elezioni ma si perde il paese. Qualcuno di quelli che governano adesso o potrebbero governare domani sono disposti a correre il rischio di perdere le elezioni per salvare il paese?

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