Tasse, una foto d'archivio Ansa Tasse, una foto d'archivio Ansa

Tasse zero e infiniti bonus…come pararsi dal e col virus

ROMA – Tasse zero o giù di lì. Nella sfilata di cosiddette parti sociali ed attori economici chiamata Stati generali dell’economia italiana una è stata la richiesta unanime e costante: abbassaci le tasse, anzi magari toglile.

Ovviamente ciascuno limita o incentra la richiesta di tasse zero o quasi alla sua attività e categoria. Ovviamente ciascuno descrive la sua attività e categoria come essenziale e primaria. Ovviamente, ma nessuno si azzarda a prendere atto di questa ovvietà, se si va verso tasse zero o quasi come da richiesta unanime, se si ascolta in concreto la richiesta di tutti, chi resta a pagare per via di tasse i soldi pubblici che tutti reclamano vitali come ossigeno per respirare?

IVA O IRPEF O…

Iva, ancora una volta Conte premier si è fatto quasi bello con parolina suadente: quasi quasi abbassiamo l’Iva. Incredula felicità dei commercianti, per loro meno Iva sarebbe super bonus di categoria. Bene, allora sia, allora sarà meno Iva? Per far costare meno le merci, per aiutare i consumi, per far tornare, per invogliare la gente a comprare. Non è detto: i commercianti potrebbero per così dire inglobare la quota di Iva in meno nella struttura del prezzo, insomma far costare le merci lo stesso di prima e quindi aumentando i prezzi senza dirlo (la tentazione dell’aumento prezzo qua e là già zampilla sorgiva). Comunque che sia meno Iva. 

Sarà allora, per compensare, più Irpef? Neanche a parlarne (giustamente: l’Irpef è soprattutto a carico iniquo dei lavoratori dipendenti e pensionati, insomma dei “trattenuti alla fonte”). In arrivo si lascia intravedere meno Irpef. E tra Iva e Irpef abbiamo fatto buona parte del gettito fiscale, diciamo gamba destra e sinistra, entrambe da tagliare. E allora come cammina il bilancio pubblico?

PAGA IL DEBITO

Una volta, tanto tempo fa ma poi non tantissimo, in molti negozi soprattutto alimentari si pagava…a debito. L’acquirente lasciava il negozio con la merce in mano e pronunciando la parolina magica: “segni…”. E il negoziante segnava l’importo sul libro dei conti non saldati, sul libro dei conti che si saldavano, quasi tutti ma non tutti, a fine mese, allo stipendio. Ecco, si è visto agli Stati generali dell’economia come l’intera struttura sociale e la totalità del ceto politico (su questo concorda anche l’opposizione di destra che pure formalmente non c’era) siano impegnati in una generale e universale intonazione della parola magica: “segni…”.

Non è chiarissimo chi debba essere a “segnare” sul suo libro i mancati pagamenti pur fornendo la merce. La Ue? I mercati finanziari? La Provvidenza? Qualcuno però deve essere, siamo convinti ci spetti che qualcuno “segni”.

BONUS CHE TI PASSA

Bonus che ti passa è l’altro pilastro della politica governativa (e con Meloni e Salvini sarebbero solo più bonus). Bonus bici che magari non lo afferri ma se pedali ci arrivi, bonus baby sitter che lo pagano anche ai nonni, bonus vagheggiato anche per far diventare manager più donne, bonus 600 euro che l’hanno preso anche i notai, bonus vacanze che è come svuotare mare con secchiello, bonus sanificazione, bonus sotto forma di qualche migliaio di euro a fondo perduto per chi ha perso fatturato, bonus sotto gigantesca forma di Cassa Integrazione per milioni e milioni e per mesi e mesi, bonus per Alitalia e , vedrete, anche bonus scuola al posto di ore di lezione…

Bonus per ciascuno e bonus per ognuno. Magari piccoli bonus, però larghi, larghissimi. Si danno a tutti e oltre a chi ne ha bisogno e diritto non manca chi ci si ficca: c’è ad esempio in giro già un bel po’ di Cassa Integrazione finta, pagata ma finta. Il meno Iva pwer un po’ è appunto il big bonus per i commercianti.

E UN PO’ DI NAZIONALIZZAZIONI

Bonus tanti fanno tanti miliardi pubblici in uscita dalle Casse pubbliche. Casse pubbliche che, secondo volontà e intenzione sia del ceto politico che dei più tra i cittadini, si devono apprestare anche ad altre uscite: quelle necessarie per nazionalizzare le aziende tipo Ilva e Autostrade (Alitalia già fatto). 

Tasse via e bonus che ti passa, cioè Stato che incassa sempre meno, tendente allo zero almeno nel 2020, e spende sempre di più nel 2020, sperando di arrivare al 2021. 

A parole grandi solleciti e impegni a spendere per il futuro, a dare all’Italia quel che non ha e quel per cui non ha speso: banda larga, Alta Velocità, infrastrutture, produttività, formazione. Nella sostanza però nulla di tutto questo: Italia chiede tasse zero e governo dà bonus. Creare ricchezza, produrla non è problema da porre e risolvere, accennarvi è quasi maleducazione nel socialmente corretto italiano. Qui si tratta di risarcire, riparare, distribuire. 

PARARSI DAL E COL VIRUS

Gigantesco e corale è lo sforzo per ripararsi dal danno economico indotto dall’epidemia e successivo lockdown. Nelle modalità e connotati dello sforzarsi e ingegnarsi si vedono e si leggono con nettezza alcune caratteristiche particolari delle resilienza italiana: pararsi dal virus e anche pararsi col virus. Tasse zero e infiniti bonus, dovesse funzionare, qualcuno davvero dovesse accettare e poi pagare i nostri “segni…”, quasi quasi ‘sto virus…

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