Telecom converte azioni risparmio in ordinarie. E Patuano…

Telecom converte azioni risparmio in ordinarie. E Patuano...
Telecom converte azioni risparmio in ordinarie. E Patuano…

MILANO – Telecom ha deciso che i suoi azionisti potranno convertire le azioni risparmio in azioni ordinarie. Un’operazione che rientra nel braccio di ferro senza esclusione di colpi fra italiani e francesi, dopo l’arrivo fra gli azionisti di peso di Xavier Niel. Il mercato ha reagito premiando le azioni risparmio con +5,4% a 1,03 euro). Mentre il titolo Telecom è in ribasso del 2,51% a 1,16 euro.

Si tratta di unna conversione attesa da tempo e preannunciata dall’amministratore delegato Marco Patuano, ma messa in atto a sua insaputa dal consiglio d’amministrazione. Scrive Antonella Olivieri sul Sole 24 Ore:

Un blitz del consiglio, senza precedenti, per proporre all’insaputa dell’amministratore delegato un’operazione programmata nella sostanza da mesi, ma inattesa nei tempi. La conversione delle azioni di risparmio. che è stata deliberata ieri dal board Telecom, non era infatti neppure all’ordine del giorno. Una proposta che ha messo in evidente imbarazzo proprio l’ad Marco Patuano che quell’operazione aveva ideato e sostenuto.

[…] La conversione delle risparmio era un’operazione che gli investitori istituzionali attendevano da vent’anni, fin dai tempi della privatizzazione che questo passaggio aveva saltato. Dà più peso al mercato, aumentando il flottante. Ma, per come è stata proposta, rivela lo scollamento al vertice di Telecom tra il presidente Giuseppe Recchi e l’amministratore delegato Marco Patuano e tra quest’ultimo e il board. Tant’è che già da giorni circolavano voci di una “resa dei conti” proprio in occasione del consiglio che si è tenuto ieri. L’«imboscata», se vogliamo chiamarla così, c’è stata, la resa dell’ad no, lasciando l’impressione di un confronto che non si è ancora concluso con l’elenco definitivo di vincitori e vinti. […]

Tornando alla conversione delle risparmio, questa – a ben guardare – non è affatto neutra sulla partita in corso nell’azionariato. In effetti può far gioco a Vincent Bolloré, ma non certo allo sfidante Xavier Niel. Vivendi – l’ha dichiarato apertamente anche in questi giorni il ceo Arnaud de Puyfontaine – non ha nessuna intenzione di lanciare un’Opa su Telecom Italia. Se l’obiettivo inespresso è di giocarsi la carta Telecom per sedersi al tavolo del consolidamento in posizione di forza, allora serve avere la partecipazione più consistente possibile. Con la conversione la quota di Vivendi scenderà al 13,8% e ci sarà perciò di nuovo ampio margine per risalire fino al 24,9%, senza arrivare alla soglia d’Opa del 25%. Per contro Niel che, apparentemente, ha opzionato un 10% da girare a qualcun altro, si ritroverà con la quota diluita a un meno rilevante 6,9% e, se vorrà andare avanti nella sfida, dovrà mettere nuovamente mano al portafoglio. Senz’altro con più riluttanza rispetto a Bolloré, che di soldi in cassa ne ha perfino in eccesso.

I NUMERI. Telecom propone ai risparmiatori la conversione dietro pagamento di un conguaglio di 9,5 centesimi di euro. Se tutti gli azionisti di risparmio aderiranno alla conversione facoltativa, Telecom dovrebbe incassare 600 milioni di euro; l’operazione dovrebbe peraltro attuarsi prima della distribuzione del dividendo 2015, e questo porterà a un risparmio ulteriore. Dopo il cda fiume, che ha anche approvato i conti del terzo trimestre, il presidente Giuseppe Recchi e l’ad Marco Patuano, sono volati (letteralmente, tanto che nessuno dei cronisti all’uscita è riuscito a vederli) a Roma per incontrare in tarda serata i sindacati.

Dopo gli accantonamenti prudenziali per 399 milioni di euro in seguito ai contenziosi legali e le richieste danni per abuso di posizione dominante che negli ultimi anni i concorrenti Vodafone, Fastweb e anche Tiscali hanno rivolto a Telecom, Patuano aveva invocato una “pax regolatoria”.

Per quanto riguarda i conti dei nove mesi invece sono ancora pesantemente frenati da oneri non ricorrenti per 460 milioni. I ricavi sono scesi a 14,9 miliardi (-6,9%), l’ebitda a 5,6 miliardi (-14,8%) e l’utile del periodo si attesta a 362 milioni (985 mln nel 2014).

L’operazione, che verrà sottoposta al voto dell’assemblea straordinaria il prossimo 15 dicembre (il 17 quella degli azionisti di risparmio), prevede in alternativa una conversione obbligatoria (al termine del periodo di adesione alla conversione facoltativa) sulla base di un rapporto pari a 0,87 azione ordinaria per ciascuna azione di risparmio (senza pagamento di alcun conguaglio) e una terza via resta quella del recesso, nel qual caso le azioni verranno liquidate per 0,9241 euro per azione.

Gestione cookie