Tagli pesanti, alla faccia di una crisi che sembrava essere alle spalle. Il peggio non è passato e il mercato del lavoro, aldilà degli appelli all’ottimismo del governo, ancora non si è ripreso. La dimostrazione arriva da una della aziende più importanti del nostro paese, che si accinge a tagliare e a farlo con mano pesante.
L’annuncio è arrivato venerdì nel pieno dello sciopero nazionale, mentre le lettere con i licenziamenti saranno sul tavolo dei sindacati lunedì. Telecom Italia comincia così le manovre per dare corso agli esuberi programmati nel piano triennale 2010-2012: in totale 6.822, di cui più della metà, 3.700, nel corso dei prossimi 11 mesi e cioè fino al 30 giugno del 2011.
Una ‘doccia fredda’, sottolineano i sindacati, che viene letta dal segretario nazionale di Slc-Cgil, Alessandro Genovesi, come “un comportamento vergognoso da parte di un’azienda che ha registrato più di 1,5 miliardi di euro di guadagni netti, che ha già circa mille lavoratori in contratto di solidarietà e che continua a remunerare a peso d’oro dirigenti e manager”.
Genovesi chiede quindi al governo di affrontare la situazione e di convocare le parti sociali, perchè “è in gioco il futuro di tutti gli oltre 50mila lavoratori di Telecom”. Il governo, per ora, si fa sentire con il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che si dice preoccupato e in una nota sottolinea che i licenziamenti rendono “più difficile il necessario dialogo sociale”.
Le posizioni di sindacati e azienda che dovranno sedersi attorno ad un tavolo al ministero del Lavoro sembrano però al momento distanti. “Noi siamo disponbili alla trattativa, speriamo che ci sia la stessa volontà da parte del gruppo telefonico”, afferma il segretario generale della Fistel-Cisl, Vito Antonio Vitale. E Genovesi chiede a Telecom di cambiare “la propria strategia” e di dare “garanzie di sviluppo”, avvertendo che se dovesse scegliere la strada del “muro contro muro, se ne assumerà tutte le responsabilità”.
La procedura prevista dalla legge che regola i licenziamenti collettivi dà 75 giorni ai sindacati per discutere con l’azienda e per chiedere una riduzione del numero degli esuberi o il ricorso a misure alternative come la cassa integrazione o la messa in mobilità.
Intanto Telefonica, che detiene attraverso Telco oltre il 10% del capitale di Telecom Italia, è sempre più vicina all’operatore mobile brasiliano Vivo, controllato da Portugal Telecom, dopo che la Corte di Giustizia Ue ha bocciato la ‘golden share’ portoghese per bloccare l’offerta del gruppo spagnolo. Il gigante guidato da Cesar Alierta ha offerto a Portugal Telecom 7,15 miliardi di euro per rilevare la quota del 50% che detiene in Brasilcel, la holding che controlla il 60% di Vivo.