Telecom fa gola: fondi arabi o Mediaset

Telecom fa gola: fondi arabi o Mediaset
Telecom fa gola: fondi arabi o Mediaset (Repubblica)

ROMA – Fondi arabi guidati da un manager americano, e poi Mediaset: Telecom sembra fare gola a molti in questo periodo, almeno a dare retta ai “rumors” di mercato. L’azienda, strategica per lo Stato Italiano che può esercitare la Golden Power, ovvero un veto se il controllo dell’azienda finisse in mani non gradite, è al centro di un interesse che fa volare il titolo in Borsa, che nella seduta finale della scorsa settimana aveva toccato a un certo punto il +5%.

Le voci si possono gonfiare e sgonfiare, e di conseguenza anche la quotazione del titolo, ma l’attenzione dei potenziali acquirenti resta. Scrive Sara Bennewitz su Repubblica:

Tra indiscrezioni e smentite, resta il fatto che la società guidata da Marco Patuano è in una fase delicata con i vecchi soci in uscita e con nuovi azionisti che potrebbero con facilità mettere insieme un pacchetto di controllo e iniettare nuove risorse in azienda per accelerare gli investimenti e ridurre i debiti. Di dossier sulla Telecom potrebbero essercene diversi. Compreso l’ultimo in ordine di tempo: il cosiddetto “progetto Adriano” rilanciato dall’agenzia Bloomberg , in base al quale il manager americano Solomon Trujillo (noto per aver ceduto la rete di Telstra al governo australiano) starebbe organizzando una scalata insieme a un gruppo di investitori arabi con un investimento che si dovrebbe aggirare sui 7,5 miliardi di euro. E ieri quando Telecom ha annunciato un nuovo accordo sui contenuti con Sky, sono tornate a circolare anche le ipotesi di un matrimonio tra il gruppo telefonico e Mediaset. «Tutto può essere, se ne parla da decenni, – ha commentato in proposito il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri – ma è più semplice a dirsi che a farsi, sono cose molto complicate».

La rete Telecom, ricordiamolo, è protetta dalla Golden Power che autorizza il governo a porre un veto se il controllo dell’azienda finisse in mano a un socio non europeo inviso allo Stato italiano. In proposito, ieri il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, ha precisato che il governo «non intende invadere gli spazi delle aziende, ma al contempo è determinato a usare le prerogative che la legge gli assegna per tutelare la rete telefonica». Oltre a dover convincere le autorità pubbliche e quelle di mercato, un’eventuale raider estero (ma anche italiano) dovrebbe persuadere gli azionisti, tra cui spiccano soci qualificati come la Vivendì di Vincent Bollorè (che a termine avrà l’8,3% ora in manto a Telefonica) o Marco Fossati (5%), a votare a favore di un aumento di capitale o di operazioni tali da cambiare la strategia del gruppo, che finora ha sempre ribadito di voler continuare a presidiare sia il mercato italiano che quello brasiliano.

Intanto un cda Telecom durato otto ore ha dato un mese di mandato al management per trattare la penale di una vendita a termine di Telecom Argentina alla Fintech di David Martinez Guzman, il quale si è detto disponibile in cambio di due anni e mezzo di tempo per perfezionare l’operazione a pagare una congruo indennizzo alla società.

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