Termosifoni: tenere la temperatura media del calorifero in media un grado in meno di quanto facciamo e tenere acceso il riscaldamento domestico un’ora in meno di quanto facciamo. Non ce lo può ordinare nessuno, anche quando ci fossero ordinanze comunali e regionali di fatto nessun controllo o sanzione. Potremmo però farlo da soli. Così come in via autonoma i grandi esercizi commerciali potrebbero abbassare un po’ la temperatura garantita dai sistemi di riscaldamento. Facendo così ridurremmo un po’ la bolletta privata e quella pubblica per pagare l’energia. Cambiare un po’ le abitudini di vita, adottarne di appena un po’ meno comode. Il governo, ma più che il governo la realtà, ci invitano a farlo. C’è reale disponibilità da parte della gente? Si è in grado di sganciarsi, di andare oltre lo sgomento e la richiesta di avere l’energia al prezzo di prima perché quello di oggi è davvero insostenibile?
Iva al 5 per cento e 20/25 miliardi, ma non bastano
Il governo, con i soldi della cassa pubblica (e anche del debito pubblico) fissa l’Iva sulle bollette al 5 per cento e immette a calmiere tra i 20 e i 25 miliardi di euro tra fondi già spesi e nuovi aiuti. Ma di fronte ad un costo di gas e petrolio cresciuto in tre mesi di circa il 300 per cento tutto questo non basta. In più e in peggio il gas anche a carissimo prezzo non è garantito a causa della guerra e in seguito a quello che sarà in termini geopolitici anche il dopoguerra: affidarsi alla Russia per le forniture sarà impresentabile e infattibile. Quindi, ammesso e non concesso si sia in grado come collettività di modificare piccole abitudini, ammesso e non concesso ci sia la volontà collettiva di attuare qualche minima scomodità o, per meglio dire, minore comodità, altre e maggiori abitudini andrebbero modificate.
Prigionieri di burocrazia e ideologia
La sopravvivenza energetica dell’Italia è legata a scelte. Scelte, la cosa che la politica fugge come la peste e la pubblica opinione vive come fastidi. Per avere davvero le energie da fonti rinnovabili occorre che ideologia e burocrazia smettano di fare insieme efficacissimo boicottaggio. Impianti eolici e soprattutto pannelli fotovoltaici sono bloccati di fatto da una alleanza tra burocrazie pubbliche, che fuggono sistematicamente la responsabilità di un Sì e trovano la loro ragion d’essere in un sistematico No, e tutela e cura del paesaggio diventata intransigente ideologia. Il paese tutto è già tutto dentro il paradosso di una unanime scelta, di governo e parlamento e di chiacchiera pubblica, pro transizione energetica e di una serie di efficientissime barricate alla transizione energetica.
Senza impianti eolici e con fotovoltaici col contagocce la transizione non c’è. E con i veti ideologici al nucleare, col No al nucleare a prescindere, con la maledizione al nucleare, anzi alla energia nucleare qualunque sia la tecnologia oggi, domani e per l’eternità si fa religione/superstizione. Se l’Italia intesa come comunità civile vuole davvero e seriamente avere un giorno energia garantita ed energia non ammazza pianeta, allora non può, non potrebbe essere fatta di barricate. Barricate contro i gasdotti appena fino a ieri, barricate contro i rigassificatori, barricate contro i parchi eolici, barricate contro i pannelli fotovoltaici, maxi barricate contro l’eventuale nucleare di nuova generazione…E, insieme, l’energia disponibile a prezzo accessibile, in quantità a piacere e in modalità che consentano se non lo spreco di certo l’abbondanza e la ridondanza.
Grano, mais…e anche un’altra merce
Grano, mais, fertilizzanti e molto altro a prezzi più alti e quindi costerà di più far la spesa. Un’altra merce, immateriale ma costosissima perché molto rara sul mercato della vita pubblica nel nostro paese, vede aumentare il suo prezzo: la consapevolezza del reale e quindi un adeguarsi a vivere e governare il reale e non il declamato. Sganciarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia non sarà né immediato né gratis. Produrre energia da fonti che non siano petrolio e carbone oggi e domani gas impone di non boicottare gli impianti alternativi. La guerra in corso nei suoi effetti economici e geo politici è evento di anni e anni e non settimane e mesi. Riusciremo come collettività a produrre qualcosa di più consapevole, utile e serio e fattibile della isterica richiesta del pagare tutto a debito domani (scostamenti progressivi bilancio pubblico), gridare alla categoria “in ginocchio”, fermamente esigere che qualcuno risparmi, diminuisca il consumo, spenga un po’ la luce, ma non il mio consumo, non la mia lampadina, non il mio termosifone?