Titoli di Stato, persi 58,7 miliardi di investimenti stranieri

ROMA – In un anno gli investitori stranieri hanno disinvestito 58,7 miliardi di euro di titoli di Stato italiani, calando la loro quota dal 51,97 al 46,87%. L’importo e’ stato compensato da investitori italiani. E’ quanto emerge da uno studio Adusbef che fotografa la situazione a novembre 2011 (ultimi dati) proprio nel momento di maggiore crisi.

Lo studio Adusbef elaborato sugli ultimi dati disponibili della Banca d’Italia fotografa uno stock di titoli di Stato a quota 1.611,6 miliardi di euro a fine novembre, in decisa crescita rispetto ai 1.574,1 dello stesso mese dell’anno precedente. L’analisi si basa sui dati piu’ aggiornati ora disponibili, ma immortala una situazione al novembre scorso, cioe’ nel momento di massima difficolta’. Basta pensare che allo spread record del 9 novembre (574 punti sopra il bund tedesco) con rendimenti al 7,47% per i titoli decennali o alla tensioni che per tutto il mese si sono ripercosse anche sui Buoni di durata inferiore (con tasso dell’8% segnato dai Btp a 2 anni il 28 novembre).

Proprio a novembre lo stock di debito pubblico italiano detenuto detenuto da investitori stranieri era cosi’ calato dai 814,1 miliardi del novembre 2010 (51,97% del totale) a quasi 755,4 miliardi (46,87%). La riduzione di investimento e’ stata quindi di 58,7 miliardi, in un anno. I deflussi di investimenti vengono comunque piu’ che compensati dagli acquisti di titoli di Stato fatti da Italiani. I ”bot people” italiani avevano investito 100,2 miliardi in piu’ dell’anno prima, passando dai 756 miliardi del novembre 2010 (pari al 48,03% del totale dei Titoli in circolazione) agli 856,2 dell’anno successivo, salendo cosi’ ad una quota del 53,13%.

”Vedremo – afferma l’Adusbef – come si aggiustera’ la composizione dei detentori dopo le vicende degli ultimi tre mesi e dopo il successo dei Btp Italia, 7,3 miliardi di euro aggiudicati il 23 marzo 2012 al tasso del 2,44% al netto dell’inflazione”. La crisi dei debiti pubblici, e l’aumento dei rendimenti sul mercato secondario (e quindi degli spread) ha avuto anche altri effetti. Gli investimenti si dirigono soprattutto sui Btp mentre il ”portafoglio” vede una calo dei Cct.

”Continua la trasformazione – evidenzia l’Adusbef – che privilegia i Btp contro i Cct: trasformare il debito a tasso variabile in debito a tasso fisso. Negli anni della crisi, da ottobre 2007 ad oggi i Cct (tasso variabile) sono scesi del 38,9% mentre i Btp (tasso fisso) che costituiscono il 73% del monte titoli di Stato, sono cresciuti del 12,8%. Cio’ ha permesso al Tesoro di mitigare le ripercussioni delle recenti impennate dei tassi che hanno prodotto effetti solo sul 10% dei titoli in circolazione (quota dei Cct) oltre che, evidentemente, sulle nuove emissioni. Oltre il 70% dei titoli non ha cosi’ visto crescere i tassi di remunerazione, tanto che il rendimento medio loro dei titoli di stato nel 2011 si e’ attestato – secondo le indicazioni fornite dal Tesoro – del 3,61%.

Dai rendimenti degli ultimi mesi e’ comunque evidente un affievolimento delle tensioni sui titoli. In questo caso i dati (fonte Bankitalia) partono da giugno 2011 e si fermano a febbraio 2012, disegnando una parabola: si parte dal un rendimento medio dei titoli di stato del 3,03 a giugno 2011, che passa al 3,83% a luglio, al 3,73% ad agosto, al 4,25% a settembre e al 4,54% ad ottobre.

I mesi piu’ difficili sono novembre (6,46%) e dicembre (5,85%) che comunque segnala gia’ una riduzione di oltre mezzo punto. La flessione dei rendimenti si accentua a gennaio 4,21% per poi attestare a febbraio al 3,23%. Per l’Italia, comunque, la sfida non e’ finita. Nei prossimi 12 mesi ci sono 298,1 miliardi di titoli da piazzare. Di questi 90,4 miliardi sono i titoli che dovranno essere collocati entro la fine di aprile.

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