“Situazione indecifrabile, week-end imprevedibile”. Tremonti non può averlo detto, ma…

di Lucio Fero
Pubblicato il 1 Dicembre 2010 - 15:29| Aggiornato il 2 Dicembre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Giulio Tremonti, ministro dell'Economia

“La situazione è indecifrabile”: fino a che lo dice il direttore di una filiale di banca o il semplice cittadino risparmiatore o anche il cosiddetto “analista finanziario” o il cronista che si occupa in questi giorni di economia, Europa ed euro, altro non è che una constatazione. Poco più di un “chi ci capisce è bravo”. Ma quando lo dice un ministro del Tesoro di un governo europeo, quando “indecifrabile” appare la situazione ad uno come Tremonti che avrebbe tutte le nozioni, informazioni e capacità di capire, sapere e “decifrare”, cosa è quella frase: un avvertimento, un allarme, un annuncio? Un paio di braccia allargate a calate da parte di un ministro a dire “non si sa come va a finire” non è mai, non può mai essere una semplice presa d’atto che può succedere tutto e nulla. E poi: “Ci aspetta un fine settimana imprevedibile”. Ancora di più, ancora peggio. Se Tremonti lo ha detto non si riferiva certo al tempo che farà nel week-end e neanche solo all’appuntamento di fine settimana che si sono dati i ministri finanziari e le autorità monetarie europee. Nei fine settimana i mercati sono chiusi e le banche pure, nei fine settimana i governi attuano i provvedimenti di emergenza. Se Tremonti lo ha detto, a cosa pensava mentre lo diceva?

Se Tremonti lo ha detto…Passa meno di un’ora da quando queste due frasi, “situazione indecifrabile…fine settimana imprevedibile”, vengono attribuite a Tremonti e la smentita secca, dura, radicale e velocissima. Una nota ufficiale del Tesoro dichiara “totalmente privo di fondamento” il resoconto di chi diceva di averle ascoltate quelle frasi. La smentita è quanto mai opportuna, doverosa e perfino credibile. Un ministro consapevole e serio come Tremonti un paio di frasi così non se le lascia sfuggire, neanche se le ha sulla punta della lingua, neanche se gli ronzano e gli riempiono la testa. Sono, letteralmente, cose che non si dicono. Perché non si dicono se sono false, sarebbe autolesionismo. E non si dicono, perfino a maggior ragione, se sono vere: sarebbe il miglior modo per accendere il panico. Se il ministro Tremonti davvero avesse detto in forma semi pubblica e semi confidenziale che il “fine settimana di una situazione indecifrabile è imprevedibile” vorrebbe dire, significherebbe che l’attacco all’euro sta per sfondare le difese e che Stati e governi europei si stanno preparando a misure d’emergenza sui mercati, sul debito, sui bilanci.

Dunque Tremonti non può averlo detto. Però qualcuno ha creduto di averlo sentito. Era una riunione con i Governatori delle Regioni e con Bossi e Calderoli ministri lì per competenza. Una riunione sulle cifre del federalismo, una riunione su modi, regole e quantità della spesa pubblica di oggi e di domani. Qualcuno dei presenti, anche se poi tutti hanno negato, ha creduto di aver sentito queste considerazioni, questo allarme, questo annuncio. Diciamo, di sicuro ha capito male. E peggio ancora deve aver capito il giornalista cui le frasi sono state riportate. Ma qualcosa quel qualcuno deve pur aver sentito. Quasi certa l’esagerazione e l’enfatizzazione, improbabile la totale invenzione. Qualcuno deve aver sentito Tremonti dire, forse per l’ennesima volta, che “siamo in terra incognita”. Tutti, euro compreso. Qualcuno deve aver sentito Tremonti dire che se in settimana ovunque nel mondo si continuano a vendere come scottassero i titoli di Stato dei paesi europei, se in settimana non si ferma la corsa degli “spread” e dei tassi di interesse con cui i paesi europei pagano chi compra il loro debito, allora occorrerà far qualcosa. Qualcosa di più e di diverso da quanto finora fatto con l’attivazione del fondo europeo di salvataggio che basta e avanza per la Grecia e l’Irlanda. E forse basta anche e ancora se si aggiunge il Portogallo. Poi non basta più. Se Tremonti ha detto questo, ha detto la verità. Niente di più, niente di meno. Chi lo ha ascoltato si è fatto prendere dalla frenesia e dal panico, ed è partito una sorta di “stampede” delle parole e della chiacchiera.

Stampede, così gli americani chiamano la carica irrazionale e irrefrenabile cui si lancia una mandria di bovini altrimenti pacifici. Lo stampede è la cosa più temuta, nessun cow-boy può fermarlo. Ecco, c’è grande agitazione nel “corral dei soldi”. Chi ha in mano titoli di Stato europei e obbligazioni di banche europee comincia a non fidarsi che Stati e banche ripagheranno domani tutte le cedole e tutti i capitali nei tempi previsti. Comincia a pensare che queste economie, questi governi e questi paesi possano rimanere schiacciati dal doppio compito di rientrare dal debito ed evitare la depressione economica: se tagliano spese e debito come devono, “tagliano” anche Pil e occupazione come non devono se vogliono avere risorse per onorare il debito a lungo termine. Grande agitazione, non ancora “stampede” perché le “staccionate” del corral reggono: l’euro, il risparmio privato, la Bce. Ma, se parte lo “stampede”…E di “stampede” ce ne possono essere due, l’uno dietro l’altro: quello finanziario e quello sociale e politico. No, Tremonti non può averlo detto, ma può averlo pensato, in rigoroso silenzio.