Tremonti lancia la manovra sui conti pubblici: l’opposizione tace senza idee

ROMA – “Nel biennio successivo (2013-2014), l’obiettivo programmatico di sostanziale pareggio del bilancio richiederà una correzione strutturale dei conti pubblici di oltre due punti di prodotto interno lordo (poco meno di 40 miliardi di euro)”, ha spiegato la Corte dei conti. La Banca d’Italia inoltre ha chiarito che il momento in cui il governo deve annunciare le prime manovre drastiche è molto vicino, settembre 2011. In materia di conti pubblici il governo è atteso da dure prove, prove con delle scadenze.

Il ministro del Tesoro Giulio Tremonti deve infatti presentare il cosiddetto decreto Sviluppo, la manovrina estiva (che lo scorso anno doveva essere di 5 miliardi e poi si è trasformata improvvisamente in una mazzata da 25 miliardi). Stefano Feltri sul Fatto Quotidiano spiega che il problema si può affrontare da due lati, da quello “tagli e tasse” o dal lato crescita. L’obiettivo è ridurre il rapporto tra debito e Pil come richiesto dal “Patto per l’euro” (approvato anche dall’Italia nel Consiglio europeo) di un ventesimo all’anno per la parte che eccede il 60 per cento del debito sul Pil (in teoria, per l’Italia, 45 miliardi all’anno, in pratica sarà un po’ meno).

Trattandosi di rapporti in percentuale, o si cresce di più (e aumenta il Pil) o si taglia (e si riduce il debito). LaCorte dei conti ha riassunto così l’atteggiamento del governo sulla crescita: “Nelle scelte governative il biennio 2011-2012 resterebbe affidato all’andamento spontaneo dell’economia”.

All’opposizione però si tace. Nessuno sembra pronto a raccogliere l’appello di Giorgio Fidel sul Corriere della Sera: “Uomini di Stato da lacrime e sangue, ecco cosa serve alla nostra politica”. Nichi Vendola, leader di Sinistra ecologia e libertà, sull’argomento è in un rigoroso silenzio: nell’archivio dell’agenzia Ansa non si trova una sua sola dichiarazione sul Def, il Documento economico e finanziario che evidenzia la necessità della manovra da 40 miliardi.

Stefano Feltri ricorda: Nel concreto le idee di politica economica di Sel restano un mistero, così come quelle di Antonio Di Pietro, leader dell’Idv, più attento ai temi del lavoro e delle crisi industriali che alla finanza pubblica. Anche il Terzo Polo, in materia, è un po’ un enigma: “La linea del governo rischia di portare il Paese in una gravissima crisi recessiva in cui la scarsa crescita aggraverà la crisi finanziaria alimentando una pericolosissima spirale”, hanno dichiarato Pier Ferdinando Casini (Udc), Italo Bocchino (Fli) e Francesco Rutelli (Api). Ma poi non spiegano cosa farebbero loro, se fossero al governo, per affrontare questi conti pubblici.

Il Pd e la Cgil ci hanno provato. Il partito di Pier Luigi Bersani ha elaborato 41 proposte di liberalizzazioni e un “progetto alternativo per la crescita”, da contrapporre al Piano nazionale delle riforme del governo, da presentare a Bruxelles. Il sindacato di Susanna Camusso auspica la tassazione sulle operazioni finanziarie e chiede l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie (dal 12,5 per cento al 20 per cento), oltre a una patrimoniale sulle “grandi ricchezze”. Ma propone una lista di misure di spesa per sostenere la crescita talmente lunga da legittimare il sospetto che i saldi di bilancio non migliorerebbero di molto, almeno a breve.

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