L’ira di Tremonti. “Sull’Irap nessuno mi ha avvertito” e minaccia le dimissioni

Con Berlusconi in Russia dall’amico Putin è il sottosegretario Gianni Letta a sbrigare gli affari correnti in sua vece, come presenziare a un convegno degli artigiani. Ma mai Tremonti, titolare dell’Economia e dominus dei conti pubblici, si sarebbe aspettato in quella sede e senza essere minimamente consultato, che Letta leggesse una nota del premier che annunciava nientemeno che il taglio dell’Irap. Tremonti non l’ha presa affatto bene, arrivando addirittura – a dar retta agli spifferi che giungono da Via XX Settembre – a minacciare le dimissioni.

giulio tremontiNon è un bel momento per Tremonti, stretto tra la necessità di far tornare i conti in una difficile congiuntura economica e l’insoddisfazione dei tanti ministri e parlamentari cui sono negate sistematicamente le risorse per finanziare i loro progetti. Mister No si è fatto un sacco di nemici, come dimostra la storia del “papello” anonimo uscito da ambienti governativi che sostanzialmente boccia la sua politica di rigore economico e la sua recente battuta sul “posto fisso”. C’è chi ne contesta pubblicamente la tendenza alla gestione solitaria, come il ministro Scajola, che chiede «più collegialità nelle decisioni».

Il Giornale di Feltri, per contestualizzare lo scontro, rammenta la spallata di Fini del 2004 che pretese e ottenne la giubilazione di Tremonti, che venne in seguito richiamato come salvatore della Patria.

Il nodo politico da sciogliere è nell’alternativa secca tra il rispetto dei vincoli di bilancio e la necessità di un rilancio dell’economia. Il taglio delle tasse doveva essere una priorità dell’esecutivo, ma a tutt’oggi la pressione fiscale complessiva è rimasta stabile sull’alto livello lasciato in eredità dal centrosinistra (nel 2007 al 43,1%, nel 2008 al 42,8%). Il fatto è che il taglio dell’Irap, la tassa più invisa agli imprenditori, costa 27 miliardi di euro.

Lo scudo fiscale non è certo sufficiente a coprire la spesa con l’aggiunta dell’allarme di Bankitalia sul minor gettito fiscale dei primi mesi del 2009, un 11% in meno che si spiegherebbe con una ripresa dell’evasione. Tremonti deve considerare le perplessità dell’agenzia di rating Fitch  – che giudica sorprendente il taglio dell’Irap – e non può ignorare le previsioni dello stesso governo sul debito pubblico italiano 2009, che dovrebbe arrivare al 111,2% del prodotto interno lordo.

Venerdì 23 ottobre è previsto in mattinata un Consiglio dei Ministri dove Berlusconi e Letta ammorbidiranno l’ira di Tremonti: l’appoggio incondizionato della Lega in ogni caso spazza via i timori per una nuova edizione del defenestramento del 2004. Ma le polemiche sulla spesa pubblica potrebbero presto incrociare quelle sui futuri governatori. E Bossi, una volta incassati Veneto e Piemonte, potrebbe consigliare a Tremonti di allentare i cordoni della borsa anche a costo di aumentare il deficit.

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