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Tremonti sul caso Parmalat: “Norma antiscalata come in Francia”

di Maria Elena Perrero |27 Marzo 2011 19:58

ROMA –  ”Aumentare le tasse a chi evade tasse. Il problema della nostra finanza non è tassare di più, ma spendere di meno, l’unica via è ridurre la spesa pubblica, per nostro paese bisogna ridurre la spesa”. Lo ha detto il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, a ”In mezz’ora” su Rai 3 rispondendo alla domanda sulla proposta della Cgil per una patrimoniale.

“Un governo che ha tolto l’Ici sulla prima casa – ha proseguito Tremonti – ha evidentemente una politica diversa da quella. Credo anche nell’interesse della Cgil, dei lavoratori, delle idee e delle logiche che rappresenta la tassa giusta è sull’evasione fiscale. Se si vuole aumentare le tasse vuol dire aumentarle a chi le evade non a chi le paga, o a chi ha i Bot in banca, o la casa, magari eredita. L’unica via che abbiamo è ridurre spesa pubblica. Se aumento le tasse per conservare la spesa pubblica non faccio, non faremmo la cosa giusta per il nostro Paese”.

Sull’evasione fiscale ”stiamo agendo e con grandi risultati, inattesi, molto forti, inattesi per fino in Europa dove pensavano fossero numeri a vanvera ma invece sono soldi in cassa”.

Il ministro dell’Economia ha affrontato anche il tema delle rivolte nel mondo arabo:  “Penso che la Siria sia un fatto molto importante. E’ la caduta di un regime che è stato in piedi mezzo secolo. Ho come l’impressione che non c’è il petrolio e che la voglia di intervento sia minore”.  Il ministro propone di  “destinare una quota dell’iva, via volontariato, per aiutare quei popoli in casa loro”.

“E’ una catena di rivolte, di rivoluzioni, che inizia dall’Atlantico, arriva a metà del mondo arabo, al golfo, arriverà in Asia”. In queste rivolte, ha aggiunto Tremonti, ci sono ”cose buone, ci sono giovani, ragazze, donne che rifiutano limiti alla loro vita, reagiscono contro regimi corrotti; c’è voglia di libertà e un mondo diverso da prima”.

Per la Libia la soluzione dovrebbe essere europea.

Riguardo alla moneta e all’economica globale, Tremonti ha detto: ”In ballo non c’è la stabilità dell’euro ma di tutta l’architettura finanziaria del mondo. Se il capo di una rivolta dice ‘questi soldi che stanno a Wall Street stanno meglio al servizio del mio popolo’ e ritira quei soldi è evidente che succede qualcosa di un po’ complicato. Il vecchio mondo è finito, era un mondo molto controllato dall’America, molto organizzato sul petrolio, sui fondi sovrani, sugli investimenti più o meno lungimiranti fatti da molti sovrani, peraltro – ha aggiuntoi il ministro – La figura del sovrano a me sembra un po’ anacronistica ma nel mondo arabo è pieno di sovrani, di sceicchi, di persone che derivano il proprio potere non dal consenso dei popoli ma da un’altra cosa, che manovrano enormi capitali e può essere che ci sia una catena di crisi politiche, il caso della Siria è indicativo. Dove andranno le altre rivolte? Cosa succede a quei regimi? Sta cambiando il mondo e mettere in conto che ci siano anche fatti di impatto finanziario è possibile, è doveroso per uno che ha il dovere di analizzare la realtà”.

Non basta più il G20. Mentre il G7 controllava il mondo occidentale in modo completo, il G20 rappresenta l’80% della ricchezza del mondo ma non rappresenta il mondo”.

Interpellato sull’ipotesi di pagare 1.500 euro per ogni immigrato per essere rimpatriato, Tremonti ha risposto: ”Sarebbero soldi europei, sarebbero comunque soldi italiani. La via maestra comunque è aiutarli a casa loro” e ”la de-tax dovrebbe venire fuori”.

Una risposta anche sul caso Parmalat-Lactalis: ”Lo abbiamo detto: noi abbiamo intenzione di presentare in Europa, tradotta in italiano, la legge francese. L’Europa presuppone il mercato ma anche la reciprocità e noi abbiamo l’impressione che in molti casi ci sia uno Stato come l’Italia che crede nel mercato e un altro che crede nei monopoli”, ha aggiunto Tremonti, rilevando che ”assolutamente si” vale la pena fare una battaglia per l’italianità.

“Il latte è così poco strategico che in Francia sta in cima all’elenco dei settori da proteggere. Basterebbe tradurre la legge francese, anzi applicare in Italia il testo francese direttamente, per avere quell’effetto. No, strategica è l’energia, anche l’industria della difesa”, ha detto il ministro dell’Economia, spiegando che ”noi andremo a chiedere in Europa la possibilità di fare in Italia quello che si fa in altri paesi perché vogliamo difendere anche noi i lavoratori del nostro Paese”.

Il ministro ha spiegato che ”noi abbiamo molti casi in cui l’Italia, che aveva un’azienda pubblica enorme, l’ha divisa, l’ha spacchettata, ha fatto spezzatino e a chi ha dato un pezzo dello spezzatino? – si è chiesto – al monopolio pubblico di un altro Paese e questo a me non sembra giusto”. In particolare, sul caso Parmalat, Tremonti ha ribadito che ”abbiamo intenzione di presentare in Europa, tradotta in italiano la legge francese, se va bene per l’Europa in Francia deve valere anche in Italia. Poi ci sono leggi diverse da quella italiana in Germania. Si può anche fare lo shopping di legislazione, non vedo perché una legge che va bene a difendere i lavoratori di un paese non vada bene per difendere quelli del mio paese”.

Una battuta anche sul nucleare: ”Se lo avessimo avremmo un tasso di crescita molto più alto di molti altri”.

”Sarò anche ingenuo ma non immaginavo che ci fosse tutto questo interesse per queste cose. Leggo sul giornale ‘Al Ministero del Tesoro si lavora per…’: le posso assicurare che si lavora, ma questo non è lavoro”. Così il ministro Tremonti, ha risposto a Lucia Annunziata interpellato se potesse dare qualche anticipazione sull’atteggiamento del governo sulle imminenti nomine in alcune grandi aziende pubbliche e anche non completamente pubbliche, dopo che il ministro aveva indicato fra i settori strategici per l’Italia quello dell’industria della difesa e quello dell’energia.

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