Tribunali del fisco. Fino a 3 mila giudici rischiano l’uscita

Pubblicato il 25 Luglio 2011 - 12:29 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Fino a 3 mila giudici rischiano di uscire dai tribunali del fisco: il problema sono le nuove incompatibilità dei professionisti introdotte con la manovra targata Giulio Tremonti. Stando alla stime del Sole 24 ore le Commissioni tributarie potrebbero presto svuotarsi.

Fra il 40 e l’80% dei giudici tra primo e secondo grado su un totale di 3.700 a fine 2010 sono a rischio perché con le nuove regole sono incompatibili gli iscritti ad albi professionali: non solo commercialisti, ragionieri, avvocati e consulenti del lavoro, ma anche ingegneri, architetti, geometri e altri ancora.

Come spiega il quotidiano economico c’è di più: “Addio al posto di giudice se si è parenti entro il terzo grado (cioè fino a bisnonni e pronipoti) o affini entro il primo grado (suoceri/generi, nuore) di professionisti iscritti ad albi e che esercitano consulenza tributaria nella stessa regione o nelle province confinanti. Entro fine anno chi è in bilico o rimuove l’incompatibilità o decade e spetterà poi al Consiglio di presidenza della giustizia tributaria (Cpgt) fare uno screening di tutti i giudici rimasti (ad eccezione dei “togati”). Nel frattempo, però, l’organo di autogoverno ha annullato – come imposto dalla manovra – la precedente selezione e sta per bandire un concorso per 960 posti riservato solo a giudici di carriera (ordinari, amministrativi, militari e contabili), avvocati e procuratori dello Stato. Insomma, un turnover destinato a cambiare gli attuali rapporti di forza all’interno dei collegi giudicanti, anche a seguito dei conflitti d’interesse e dei casi di corruzione emersi nel recente passato. Le Commissioni regionali, poi, dovranno progressivamente arrivare a essere composte per due terzi proprio da togati e avvocati dello Stato”.

Spiega Ennio Attilio Sepe, presidente dell’Amt (l’associazione di categoria dei magistrati tributari): «Il concorso per circa mille nuovi posti non si concluderà prima di un anno e mezzo, perché sono procedimenti molto lunghi: in tutto questo tempo le commissioni tributarie rischiano di rimanere sotto organico, con grossi problemi per l’attività giudiziaria».