Ue, disoccupazione record. Stagnazione in Germania. L’austerity non basta più

Pubblicato il 1 Novembre 2012 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Disoccupato

ROMA –  Spagna 25,8%, Grecia 25,1%. E ancora Portogallo 15,7% e Italia 10,8%. Percentuali purtroppo record. Purtroppo perché sono le percentuali dei disoccupati secondo le ultime stime dell’Eurostat. Il dato complessivo, quello che riguarda tutta l’Unione Europea, racconta del 11.6% di disoccupati a settembre 2011, in aumento dello 0.1% rispetto ad agosto.

Le percentuali, però, non rendono l’idea come i numeri. Così quell’ 11,6% fa molta più paura se viene trasformato in numero assoluto: 18 milioni e mezzo di disoccupati nella sola Europa a 17.

A essere preoccupante è non solo la crescita costante del fenomeno. Come osserva il giornale tedesco Der Spiegel, infatti, sono soprattutto i Paesi alle prese con la crisi del debito a pagare il conto più salato sul fronte disoccupati: in un anno i senza lavoro in Spagna sono aumentati del 3%, in Portogallo del 2,4%, in Grecia quasi dell’8%. Il tutto mescolato con una politica di austerity che nel tentativo di contenere il debito produce soprattutto recessione e impoverimento delle famiglie.

Così se almeno sui mercati, la crisi degli spread sembra essere in un momento di relativa calma, resta il dato della crisi complessiva del sistema. Un conto, però, è contenere i rendimenti, altro conto è fare i conti con un’economia europea che di dare segnali di ripresa non vuole saperne. Secondo lo Spiegel, che cita i dati:

“Con il Pil in contrazione dello 0.4% (stime Bce, ndr) sembra improbabile che l’occupazione nell’Euro a 17 migliorerà in tempi brevi. Il prossimo anno, la Bce prevede una crescita solo dello 0,5 per cento. “Con le indagini suggeriscono che le imprese sono sempre più riluttanti ad assumere, la zona euro il tasso di disoccupazione sembra destinato ad aumentare ulteriormente”, almeno secondo l’analista di economia europea Ben May.

Che la critica venga da un autorevole giornale tedesco, ovvero del Paese che delle politiche di rigore imposte ai cosidetti Piigs ha fatto il nodo della sua azione politica, non può non far riflettere. Perché anche in Germania, osserva il settimanale, esiste un problema che si chiama “stagnazione” del mercato del lavoro. Sia chiaro si parla di cifre completamente diverse: la disoccupazione dopo mesi di discesa è attorno al 5.4%. Solo che anche qua non mancano i segnali inquietanti.

Osserva lo Spiegel che non solo il tasso ha smesso di scendere ma che, nel contempo, si registra un aumento dei lavoratori stagionali. Insomma per ora c’è più lavoro ma in condizioni precarie e a rischio. All’Europa serve un cambio di passo. Cambio che la sola austerity non è in grado di dare. Un conto è “drogare” la crescita con la spesa pubblica un conto è tagliare tutto ciò che si può tagliare e forse qualcosa di più. Così, e ora qualcuno inizia a vederlo anche in Germania, la crescita rischia di restare un miraggio.