BRUXELLES – Ue: Germania sotto indagine per eccesso di export. La Commissione Ue ha deciso oggi di avviare un'”analisi approfondita sull’elevata eccedenza di bilancio” della Germania. Lo ha annunciato il presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso precisando che l’indagine è finalizzata a capire se Berlino “può fare di più per contribuire al riequilibrio dell’economia europea”. Il surplus commerciale della Germania “può mettere pressione sull’apprezzamento dell’euro e rendere difficile il recupero della competitività dei Paesi periferici dell’Eurozona”.
L’indagine non è ancora una procedura d’infrazione, che eventualmente potrebbe condurre a sanzioni significative. E’ comunque un messaggio chiaro a Berlino: alzate gli stipendi, favorite la domanda interna per aiutare l’import degli Stati del sud Europa. L’accusa e dunque le recriminazioni del resto d’Europa allo strapotere tedesco riguardano l’eccezionale surplus della bilancia commerciale, l’attivo delle partite correnti aspramente criticato anche dagli Stati Uniti e dal Fondo Monetario Internazionale. Quel surplus sarebbe la prova dell’egoismo tedesco, indifferente alla crescita zero dei suoi partner, impegnati in una partita mortale per tenere i conti pubblici sotto controllo e che non fa recuperare un posto di lavoro in una congiuntura in cui la disoccupazione galoppa.
I tedeschi, questo l’invito-ingiunzione, devono spendere e consumare di più. Ma, mentre è abbastanza semplice sanzionare un Paese perché sfora sul debito e sul deficit, come si fa a punirne un altro perché la sua economia va troppo bene? Certo, la motivazione è nobile e fondata: riequilibrare e armonizzare il quadro economico di un’Europa che voglia marciare unita. Ma in concreto? Non va dimenticato, fra l’altro, che dentro l’enorme attivo tedesco, a corroborare il suo export, partecipano anche i partner europei in qualità di fornitori dell’industria tedesca, a cominciare dall’Italia, beneficiata nel 2011 di 5,1 mld e nel 2012 di 5,6 mld dalle imprese tedesche.
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