Il precariato, come un virus, continua a infettare il Paese: i dati forniti dall’INPS e dall’ISTAT appaiono impietosi.
La premier Giorgia Meloni ha di recente dichiarato che l’occupazione in Italia è cresciuta, mostrando con grande soddisfazioni i dati inerenti all’aumento del PIL e al miglioramento generale dell’economia. A giugno 2024, in effetti, l’occupazione ha registrato una crescita di venticinquemila unità rispetto al mese precedente: il numero totale degli occupati è vicino ai ventiquattro milioni. Il tasso di occupazione è dunque salito al 62,2%, con un incremento di 0,1 punti percentuali rispetto al mese precedente. Rispetto a giugno 2023, il numero di occupati è aumentato di circa trecentomila unità.
Tale aumento non è tuttavia uniforme tra tutte le categorie e il tasso di disoccupazione è salito al 7,0% (con un aumento di 0,1 punti percentuali). Inoltre, i dati sul precariato mostrano una situazione più complessa rispetto a quella raccontata dalla premier.
Secondo i dati ISTAT e INPS del 2024, il numero di lavoratori precari in Italia è ancora troppo alto. A luglio 2024, sono due milioni e settecentomila i precari in Italia. Si può notare che le assunzioni a tempo determinato e precario sono aumentate leggermente (più o meno dello 0,9%), ma sono al contempo diminuite le trasformazioni da tempo determinato a indeterminato (-6%). Sono scese anche le assunzioni in apprendistato (-11,2%).
Anche se l’occupazione complessiva è cresciuta, il precariato resta un problema fondamentale per il Paese, e dalla politica non sono finora giunte risposte convincenti. Anche l’INPS ha affrontato il problema, analizzando nel dettaglio la situazione del precariato in Italia.
Tendenze e variazioni nel precariato in Italia: la fotografia dell’INPS
L’INPS ha di recente pubblicato i dati dell’Osservatorio sul precariato e del mercato del lavoro rivelando una situazione per molti versi critica. Al contempo, le rivelazioni periodiche fornite dall’ISTAT hanno disegnato un quadro aggiornato tutt’altro che positivo.
A giugno 2024, secondo l’INPS, sono stati assunti quasi settecentocinquantamila lavoratori con contratti a tempo determinato o precari. Da gennaio a giugno 2024, ci sono state in totale più di quattro milioni di assunzioni. E le assunzioni nel primo semestre del 2024 appaiono leggermente diminuite rispetto allo stesso periodo del 2023 (-1,6%). Sono calate le assunzioni con contratto di apprendistato (-11,2%), a tempo indeterminato (-5,3%) e a somministrazione (-4,2%). Sono invece cresciuti i numeri per i contratti a tempo determinato (+0,9%), stagionali (+0,5%) e a chiamata o intermittente (+5,6%).
Le trasformazioni da tempo determinato a indeterminato sono diminuite del 6% rispetto al 2023. Invece, le cessazioni nei primi sei mesi del 2024 sono state oltre tre milioni, più o meno stabili rispetto al 2023 (+0,3%). Gli esoneri contributivi per giovani e donne sono diminuiti rispettivamente del 54% e del 18% rispetto al 2023. L’Italia è dunque ancora piena di lavoratori che vivono una condizione di incertezza che si protrae, involontariamente, per troppo tempo.
E non sembrano esserci risposte al problema della mancanza di continuità del rapporto di lavoro e alla mancanza di un reddito e di condizioni di lavoro adeguate per avere certezze sul futuro. Nel nostro Paese quasi il 15% dell’intera forza lavoro vive una situazione di precarietà.