Un pieno di benzina oggi costa 9 euro in più rispetto a una decina di giorni fa. Il calcolo arriva dal Codacons che sottolinea come si possa stimare una maggiore spesa su base annua di circa 214 euro ad automobilista.
“Al di là dei casi limite registrati nelle isole o su alcune tratte autostradali, dove i listini si avvicinano anche ai 2,5 euro al litro, afferma il Codacons in una nota, è evidente che qualcosa non torna sul fronte dei prezzi alla pompa. Il rialzo di benzina e gasolio era ampiamente atteso come effetto dell’aumento delle accise, ma al netto della maggiore tassazione la componente di prezzo che non risente di Iva e accise avrebbe dovuto scendere per effetto del forte calo delle quotazioni del petrolio, sceso in questi giorni abbondantemente sotto gli 80 dollari al barile. Non si capisce poi come due pompe dello stesso marchio, ma ubicate in zone diverse, possano vendere lo stesso carburante con differenze di prezzo di anche 20 centesimi di euro”.
“Siamo lieti che la nostra denuncia sui carburanti abbia portato il Governo ad attivarsi immediatamente per monitorare l’andamento dei listini, ma riteniamo che simili situazioni debbano essere prevenute attraverso una attività di vigilanza costante – afferma il presidente Carlo Rienzi – Per tale motivo all’incontro col ministro Urso previsto per questa settimana, chiederemo al Governo di riformare Mister Prezzi, figura finora rivelatasi fallimentare, attribuendo compiti e funzioni di tale organismo alle associazioni dei consumatori”.
“Quando diventa difficile dare riposte, allora il Governo si rifugia in un’improbabile caccia alle streghe, cercando il colpevole delle malefatte sul prezzo dei carburanti”. E’ quanto afferma la Fegica, l’associazione di categoria dei gestori degli impianti di distribuzione carburanti. “Ovviamente, la scelta più facile è quella di partire dall’ultimo anello della catena: i gestori che con un margine di 3 centesimi al litro (ed un prezzo fissato dalle compagnie) sono i guardiani della fede pubblica”, sottolinea l’associazione, ricordando che “i gestori sono obbligati alla comunicazione settimanale all’Osservatorio Mimit del prezzo praticato al consumatore e alle fatture elettroniche; ai corrispettivi trasmessi per via telematica all’Agenzia delle Entrate e al trasferimento, ogni giorno, delle vendite effettuate con collegamento diretto all’Agenzia delle Entrate. Il tutto in un contesto ipercontrollato nel quale giornalmente vengono annotati, su registri bollati, acquisti del carburante e le vendite attraverso erogatori bollati e piombati”. Per il governo però “sembra più facile controllare una categoria di microimprese, che indagare sui veri problemi che determinano, a monte, queste situazioni. C’era forse qualche illuso che poteva immaginare come il ritorno alla condizione precedente allo sconto Draghi introdotto a marzo 2022, avvenisse senza alcun contraccolpo? – si chiede la Fegica – Ma, come si sa, a chiacchiere sono tutti bravi: il difficile sono i fatti. Quelli hanno la testa dura. Il governo appare smarrito, disarmato e senza alcuna volontà di risalire la filiera per non disturbare i poteri forti”.
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