MILANO – Soci e banca a lavoro per la ricapitalizzazione di Unicredit. Sciolto il nodo dei cashes, che malgrado il parziale via libera di Bankitalia, non entreranno nell'operazione si va verso un aumento da almeno 7 miliardi alla luce anche delle stime pari a 7,37 miliardi dell'Eba.
Ogni decisione è comunque rimandata al cda di lunedì prossimo, anche quella di un possibile accordo con la Banca di Libia. E, comunque, qualche indicazione in più arriverà nel fine settimana dal comitato strategico convocato per domenica.
E' in quella occasione che saranno approfondite ulteriormente le linee strategiche e sul capitale, presumibilmente, si dovrebbe uscire dall'impasse. Quel che è certo che le banche d'affari, con Merrill Lynch e Mediobanca in testa, sono allertate per un lungo weekend e pronte per il consorzio di garanzia.
Per l'istituto, guidato da Federico Ghizzoni, si tratterebbe del terzo aumento nel giro di tre anni dopo i 4 miliardi del 2010 e quello, più travagliato, sui cashes del 2009 con il gran rifiuto di CariVerona e il soccorso dei libici.
Ora il panorama è completamente cambiato. Le Fondazioni sembrano, quasi tutte, pronte a fare la loro parte, anche se la coperta è corta e i soldi in cassa non sono molti. Le quote della Libia sono congelate, anche se la quota in mano alla Lia (2,5%) potrebbe essere rilevata dal fondo sovrano del Qatar. Finora invece non ci sono conferme sull'intervento di nuovi soci.
La situazione è comunque tutt'altro che delineata con i titolo esposto alle continue oscillazioni dei mercati e con un aumento che potrebbe essere annunciato ma poi effettuato, nella sostanza, in tempi con corsi di Borsa migliori.
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