Unicredit archivia i nove mesi con un calo di un miliardo di euro

Unicredit archivia i nove mesi con un utile in calo a 1 miliardo di euro e profitti nel terzo trimestre sotto le attese. ”C’è molto da fare”, ha commentato il nuovo amministratore delegato, Federico Ghizzoni, che nella sua prima conference call con gli analisti ha ribadito quanto indicato in recenti interviste: il gruppo vuole rimanere in Germania (”Sarebbe illogico lasciare l’economia piu’ forte in Europa”) e nei Paesi dell’Est (”un’area strategica per noi”), dove Piazza Cordusio punta ad accrescere i ricavi.

In Borsa è stata dura: il titolo lascia sul terreno quasi il 5% (-4,61% a 1,73 euro), in una brutta giornata per le banche. Il terzo trimestre (334 milioni di euro di utile in flessione del 15,2% rispetto ai 394 milioni dello stesso periodo del 2009) registra buoni segnali sul fronte del rafforzamento patrimoniale. Il Core Tier 1 si è, infatti, attestato a fine settembre 2010 a 8,61%, con un incremento trimestre su trimestre di 20 punti base e il Tier 1 al 9,67 per cento. Numeri che consentono di sottolineare, allo stesso Ghizzoni – nominato dal Cda anche direttore generale, come lo era il suo predecessore Alessandro Profumo – che ”Unicredit già rispetta i requisiti fissati da Basilea 3 per il 2013, in base all’attuale versione della disciplina”. Guardando piu’ nel dettaglio i conti nei 9 mesi l’utile netto di pertinenza del gruppo è di 1.003 milioni di euro (-24,7%) e di 1.165 milioni (-12,5%) al netto di rettifiche di valore sull’avviamento relativo alla controllata in Kazakistan nel secondo trimestre. L’utile lordo dell’operativita’ corrente, che non risente delle maggiori imposte, cresce invece al netto delle rettifiche di valore su avviamento, dell’1,2% anno su anno, a 2.713 milioni di euro.

Il margine d’intermediazione raggiunge 19.793 milioni euro, in flessione del 7,9% anno. Ghizzoni ha rilevato che con ”la governance ora definita” e il gruppo e’ ”nelle condizioni per migliorare i risultati nei prossimi trimestri” e ha sgombrato il campo dalle ipotesi di un ridimensionamento dell’area dell’Europa Centro-Orientale. ”Ho visto strane notizie su un nostro desiderio di ridurre la presenza nei paesi dell’Est Europa. Assolutamente no e anzi, se possibile, vogliamo aumentare il nostro peso in questa area”, ha detto il banchiere che tuttavia ha aggiunto: ”Non escludo disinvestimenti da alcuni Paesi, l’importante e’ avere obettivi chiari in termini di crescita”.

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